Alessandro Barbero racconta la storia della casa editrice Giunti - Affaritaliani.it

2022-07-23 03:34:14 By : Ms. Yolanda Bai

Se decidessimo di spendere qualche minuto – o magari qualche ora – in più per trovare la risposta, rimarremmo sbalorditi nello scoprire che i fondatori della casa editrice furono i fratelli Filippo e Lucantonio Giunti, vissuti nel XV secolo. Questo dato è davvero significativo, perché ci permette di intuire quante generazioni siano trascorse da allora, quanti cambiamenti devono essere avvenuti e quanta storia è racchiusa dietro le quinte dei libri che oggi compriamo.

È a questo punto che entra in gioco il professor Alessandro Barbero, il quale di saggi storici ne ha già scritti parecchi – oltre ad alcuni romanzi di successo – ed è molto amato anche grazie al suo carisma, specie durante le lezioni di persona o online. Barbero non è soltanto uno dei più preparati docenti d’Italia in materia, ma è anche un ottimo divulgatore, motivo per cui la lunga vicenda della famiglia Giunti scritta dalla sua penna non è più soltanto un mero susseguirsi di date ed eventi, ma diventa un’incredibile avventura. La racconta il volume Inventare i libri, recentemente edito proprio da Giunti: un libro che si situa a metà tra il saggio e il romanzo contando ben 500 pagine, la cui lettura non annoia neppure un secondo. Possiamo solo immaginare il tempo e le energie che un simile lavoro abbia richiesto a Barbero, messosi per l’occasione alla ricerca dei documenti meno noti nascosti nelle biblioteche italiane e straniere. Prima di quest’opera, infatti, non si sapeva molto del percorso che dal lontano Quattrocento condusse i Giunti sino ad oggi e ancor meno documenti si avevano a disposizione a proposito degli esordi; eppure, il professore è riuscito nell’intento di ricostruire un grande, mirabile viaggio, dove le lacune vengono colmate in parte dalle nuove scoperte e in piccola parte dall’immaginazione.

Tutto ebbe inizio quando i fratelli Filippo e Lucantonio Giunti fondarono a Firenze e a Venezia due tipografie: all’epoca stampare libri era considerata un’attività di basso livello con magri guadagni, tanto che si interessavano a questa professione solo i ceti minori. I Giunti provenivano infatti da una famiglia di pennaiuoli, ma avevano dalla loro parte uno straordinario talento visionario, grazie al quale nel giro di pochi anni riuscirono a trasformare la semplice mansione tipografica in qualcosa di ben più grande, stimolante ed economicamente remunerativo. Possiamo quindi dire che fu grazie a loro se nacque l’idea di fondo della moderna casa editrice, dove i libri non soltanto venivano stampati, ma anche venduti, diffusi, divulgati, selezionati e promossi.

Conoscenti di Machiavelli e di Piero da Vinci (il padre di Leonardo), i due fratelli sono però solo il primo sasso posto alla base di un immenso castello che da allora è stato costruito con pazienza nei secoli. Tuttavia, da storico medievista quale è, Barbero si concentra soprattutto nel Quattro e Cinquecento, preferendo ristringere il campo temporale per soffermarsi sui dettagli, tracciando così le identità di ogni personaggio con precisione, entrando nei particolari dei fatti, raccontando aneddoti curiosi e soprattutto dedicando un vasto spazio alla ricostruzione del contesto storico. Ecco allora che Inventare i libri non è più soltanto la vicenda di una famiglia, di due fratelli e di una casa editrice, ma è anche l’affresco di un tempo ormai perduto ricco di fascino, quando l’arte dell’editoria e l’amore per i libri stavano sbocciando in tutta Italia creando qualcosa di completamente nuovo.

Se oggi consideriamo normale entrare in libreria e ritrovarci sommersi da titoli tra cui scegliere, dovremmo allora sempre ricordarci che ciò non è né scontato né automatico, ma è piuttosto il frutto di un processo durato secoli, intessuto di rivoluzioni, azzardi, intuizioni, cambiamenti graduali che l’umanità ha compiuto decennio dopo decennio, talvolta avanzando di buon grado grazie a menti geniali come quelle di Lucantonio e di Filippo. Inventare i libri riporta quindi al centro della scena l’importanza della carta, delle parole e delle idee, per ricordarci che la cultura è un bene prezioso di cui andare fieri, e al contempo da tutelare.

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