Filosofia politica: le utopie da Platone a Karl Marx - La voce del Trentino

2022-09-24 05:30:11 By : Mr. Oscar Liao

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Siamo nella polis tra V e IV secolo, ad Atene. I sofisti predicano la forza della parola che persuade, che convince, che vince, senza legame con la verità, senza alcun vincolo con un bene superiore. I giovani ricchi vanno ad imparare l’arte di dire tutto e il contrario di tutto, rendendo più forte l’argomento più debole e viceversa.

La democrazia premia i più capaci, coloro che riescono a convincere, ma può diventare tirannia dei capi popolo, dei tribuni. Socrate si oppone a tutto ciò. Non fa direttamente politica, ma indirettamente: forma cittadini amanti della verità, della giustizia, della legge.

L’utopia totalitaria platonica – Il suo discepolo, Platone, medita sulla città che uccide i suoi migliori cittadini. E ipotizza una città ideale, perfetta, che descrive nella Repubblica.

Siamo davanti alla prima utopia, che prevede: rigida distinzione classista tra filosofi/governanti, guerrieri e produttori.

Comunismo: filosofi e guerrieri non possono avere né proprietà privata né famiglia (comunismo di beni, di donne e di figli); fine della vita privata (“nessuna donna viva in privato con nessuno; inoltre anche i figli siano comuni”, cresciuti dallo stato in asili pubblici tendenzialmente pervasivi, con nutrici professioniste). Le donne, inoltre, devono fare tutto, come gli uomini, anche i guardiani: “per sua natura la donna partecipa di tutte le attività, pur essendo più debole in ognuna di esse”.

Eugenetica: dopo aver ricordato che negli allevamenti di animali gli allevatori di cani e cavalli selezionano per migliorare la razza, afferma che la riproduzione umana deve essere sottoposta ad analoghe regole di eugenetica sotto il controllo dei reggitori, in modo che “gli uomini migliori si accoppino con le donne migliori, il più spesso possibile, e che, al contrario, i peggiori si uniscano con le peggiori, meno che si può; e i figli degli uni vanno allevati, quelli degli altri no, se il gregge dev’essere quanto mai eccellente. Ma nessuno fuori che i governanti deve sapere che avviene tutto questo…”. Platone afferma che occorre ricorrere all’inganno machiavellico ante litteram, facendo dei sorteggi truccati allo scopo di far apparire casuali unioni invece stabilite a tavolino. Ammette inoltre, come tutti gli antichi, l’infanticidio di bambini malformati, generati da genitori troppo anziani, da genitori non autorizzati, o eccedenti il numero chiuso. Arriva anche a dire che certi adulti malati non devono essere curati, perché inutili pesi per la città.

Il realismo romano e cristiano – Al pensiero utopico si contrappongono, nel mondo pagano, i grandi giuristi romani come Cicerone I sec. a C. (“La politica a Roma è il laboratorio del fare e non sogno o illusione”, ricorda Rocco Pezzimenti) e gli autori cristiani, compreso Agostino. Per lui uno stato perfetto, definitivamente e staticamente giusto, in cui gli uomini non debbano neppure fare la fatica di scegliere tra bene e male, è impossibile-sarebbe il paradiso in terra- e assurdo: dove finirebbe la libertà dell’uomo, il suo merito, il suo impegno a migliorarsi? La politica deve essere servizio per il bene comune, ma non mancheranno mai negli uomini, accanto ad altruismo e senso della giustizia, il fascino del potere fine a se stesso, l’egoismo.

Tommaso Moro e Tommaso Campanella – Per leggere un’altra utopia, dopo quella platonica, dobbiamo aspettare il 1516: nasce dalla penna del magistrato e cancelliere Tommaso Moro, autore appunto di Utopia, che prevede una trionfante giustizia sociale basata sulla comunione dei beni (ma senza la distruzione della famiglia di Platone).

A seguire La Città del sole di Campanella (1602). Anche questo frate domenicano eretico vuole eliminare definitivamente il male morale, attraverso il comunismo e quello fisico, grazie all’eugenetica, ad unioni combinate tra persone adatte e sotto la giusta congiunzione astrale. Aleggia qui, come in Platone, lo spettro totalitario: lo Stato perfetto, per essere tale, per rendere perfetti i suoi cittadini, li plasma e li muove come burattini. Ma questa società perfetta di automi, senza libertà, proprietà, famiglia… è un sogno per Campanella, un incubo per i suoi giudici.

Comunismo e nazionalsocialismo – L’idea utopica -per secoli rimasta lettera morta su qualche libro- arriverà in un certo momento storico, al potere, con il comunismo ed il nazionalsocialismo.

Il comunismo marxista promette uno Stato che prima garantisce l’equità assoluta, e che poi dovrebbe auto-sciogliersi generando una società senza stato, senza famiglia, senza proprietà privata, galere, polizia, eserciti… ma la promessa della città utopica, della felicità in terra, si rivela un fallimento: i bolscevichi non edificano il paradiso promesso, ma l’inferno. E come in Urss, anche in Romania, Albania, Cecoslovacchia, Cina…

Una ulteriore analogia tra il comunismo contemporaneo e quello di Platone: la donna sovietica dovrebbe fare tutto come l’uomo, l’operaio, il minatore, il soldato… (l’importante è che non voglia fare la mamma: i figli sono dello stato!)

E il nazismo? Anch’esso intende creare l’uomo nuovo, che sia sano e perfetto fisicamente, biologicamente: di qui il ricorso ad aborto selettivo, eutanasia “pietosa” per bambini ed adulti malati, menomati, pazzi… Le camere a gas nascono prima per i tedeschi “inadatti”, per realizzare il programma eutanasico, poi per gli ebrei (http://www.libertaepersona.org/wordpress/2021/12/reinhard-heydrich-sterminatore-degli-ebrei-e-la-chiesa/ ).

Quanto alla famiglia, un gerarca ricordava: sotto il nazismo non esiste più famiglia, non esiste più vita privata, se non quando si dorme, perché i figli vengono tolti ai genitori e inquadrati nelle varie associazioni hitleriane, che assorbono i mesi, gli anni, la vita di ogni singolo cittadino.

E il fascismo? Figlio più di Machiavelli che di Platone, non è estraneo del tutto allo spirito utopico. E’ Giovanni Gentile, nel 1923, ad inaugurare il monumento a Campanella nella sua città di Stilo, mentre per il duce “la staffetta tra Mussolini rosso e Mussolini nero avvenne nel nome dell’Utopia. Così si chiamava, infatti, la rivistina socialista rivoluzionaria che Mussolini fece nascere e poi morire, tra il novembre del 1913 e il dicembre del 1914”.

Per la lezione video: https://voce24news.it/filosofia-per-tutti-a-cura-di-francesco-agnoli-filosofia-politica-da-platone-a-marx/?series=984

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