Il Circo Barnum -

2022-09-24 05:40:28 By : Ms. Alice Meng

Come sui giornali viene promossa la montagna. Ma sarebbe meglio dire “valorizzata”, “promossa”, venduta sul mercato dell’usato che passa per nuovo, sia all’inseguimento del benessere che dell’agonismo.

Benessere tra i monti, due appuntamenti clou sulle Dolomiti di Chiara Todesco (pubblicato su la stampa.it/montagna il 12 settembre 2022)

Sarà un settembre all’insegna del benessere quello tra le cime dolomitiche. Due gli appuntamenti clou: dal 16 al 18 settembre, in Val di Fiemme e poi a fine mese a Cortina.

Il primo è un evento internazionale che vede coinvolti ben 120 nazioni: il “World Wellness Weekend” pensato per promuovere il benessere psicofisico come stile di vita. Il festival ruota infatti intorno a cinque tematiche principali: riposo e creatività, nutrizione e immunità, movimento e vitalità, mindfulness e serenità, motivazione e solidarietà. Tanti gli eventi in programma: si parte il venerdì con la convention “Dolomites Well-Being Summit 2022” che vede la partecipazione di quattro aziende del territorio votate al benessere. Dopo la teoria la pratica: si parte per una bella escursione denominata “Tramonto dolomitico”, si partecipa a una sessione di yoga e ci si gusta un aperitivo a base di prodotti locali. Un’esperienza nel verde che si ripete il giorno dopo con la passeggiata esperienziale “La Foresta Aumentata” nei boschi sopra Cavalese.

Sveglia all’alba per l’ultima giornata: alle 5.45 suona la sveglia, ci si mette in marcia verso la vetta dolomitica del Corno Bianco e qui si pratica il saluto al sole con colazione alpina. Poi a partire da mezzogiorno ci si gode un po’ di musica con concerti nel verde.

Benessere fisico e psichico è il tema centrale anche dell’evento che si terrà a Cortina tra il 30 settembre e il 2 ottobre, legato alla “Mindfulness”: disciplina che insegna ad accettare e canalizzare tutte le emozioni prescindendo dalle insidie della mente, per raggiungere

il giusto grado di autoconsapevolezza. Un bisogno sempre più sentito da molti dopo l’esperienza della pandemia e del lockdown. In programma ci sono workshop, seminari e pratiche esperienziali; sul palco alcuni tra i massimi esperti della materia. Durante la tre-giorni si parlerà di “mindfulness in un mondo che cambia”, mindfulness in ambiente aziendale, mindfulness nell’invecchiamento e nella longevità, mindfulness per e nelle scuole e mindfulness quale parte integrante dell’attività sportiva.

Grandi eventi di trail running in questo finale di stagione: dall’Ossola alle Dolomiti di Brenta, dalla Valle d’Aosta alla Lombardia si corre in quota su lunghe distanze e dislivelli infiniti. Ecco dove e quando.

Mondiali di skyrunning, XTerra, Tor des Géants, Adamello Ultra Trail (un settembre caldissimo per la corsa in montagna) di Max Cassani (pubblicato su lastampa.it/montagna il 9 settembre 2022, aggiornato)

Settembre, mese del trail running. È questo il periodo caldo per la corsa in montagna, quello delle lunghe distanze, dei grandi dislivelli e di tanto allenamento. È insomma il momento dei grandi appuntamenti con la corsa in montagna. Sono tre gli eventi clou di questo finale di stagione, a cominciare dai Mondiali di skyrunning, che sono tornati in Italia dopo 12 anni. Si sono disputati questo fine settimana nelle valli dell’Ossola, tra San Domenico, la Valle di Bognanco e la Val Formazza, in uno spettacolare anfiteatro naturale meta ideale per la pratica degli sport outdoor. Vi hanno partecipato 35 Paesi (record) e tutti i grandi nomi della specialità, che si sono dati battaglia in tre discipline per i titoli mondiali e per le 27 medaglie in palio. Il venerdì 9 settembre era in programma la Vertical: 3.8 km di lunghezza con quasi 1100 metri di dislivello; il sabato la Skyultra: 57.8 km con 3500 metri di dislivello; la domenica la Sky: 31 km con 2600 metri di dislivello.

Il 10 settembre ha preso il via anche un’altra grande classica, la XTerra Dolomiti di Brenta Trail, che conferma i suoi numeri da record: 650 partecipanti provenienti da 25 nazioni si sono misurati su due distanze, 64 e 45 km. Quest’ultima è l’unica gara italiana inserita nel circuito internazionale XTerra Trail Marathon Series, dieci gare nelle località più belle del mondo, dalla Cina a Tahiti, dalla Scozia agli Stati Uniti. Partenza all’alba dalla spiaggia di Molveno e poi corsa all’ombra delle cime del Gruppo del Brenta.

Dalle Dolomiti ai Quattromila valdostani per il mitico TorX, l’endurance trail più famoso in Italia in scena dall’11 al 17 settembre, quindi in pieno corso: quattro gare su quattro distanze diverse con partenza e ritorno a Courmayeur. La grande classica, il Tor des Géants, vanta 330 km di lunghezza su e giù tra le cime della Valle d’Aosta con 24mila metri di dislivello positivo. Numeri da capogiro che solo chi è veramente allenato – fisicamente e mentalmente – può affrontare. Ma il Tor non è solo per chi vi partecipa: è uno show anche per gli spettatori, coinvolti lungo il tracciato per assistere alle imprese di questi superman e wonder woman della corsa. Il tutto nello scenario delle alte vette valdostane, attraverso il Parco Nazionale del Gran Paradiso e quello regionale del Mont Avic.

Numeri da record anche per l’Adamello Ultra Trail, l’appuntamento classico che si rinnova ogni anno tra le montagne di Pontedilegno e Tonale, al confine tra Lombardia e Trentino: 35, 90 e – la gara regina – 170 chilometri di corsa a piedi in autosufficienza, con oltre 11.500 metri di dislivello da concludere entro 53 ore. L’ottava edizione “Sui camminamenti della Grande Guerra” è in programma dal 23 al 25 settembre.

L’itinerario, con partenza e arrivo a Vezza d’Oglio, si svolge su mulattiere e sentieri militari, attraversa zone ricche di manufatti bellici ancora intatti a cavallo tra Alta Valle Camonica e dell’Alta Val di Sole, all’interno dei parchi nazionali dello Stelvio e dell’Adamello.

La stagione di mountain-bike si è chiuso alla grande nella località valdostana con l’appuntamento europeo dell’11 settembre e tante occasioni per tutti. Sulle Dolomiti il 17 settembre si pedala su e giù dal Sellaronda.

A Pila le finali di downhill sulle due ruote di Chiara Todesco (pubblicato su lastampa.it/montagna il 9 settembre 2022, aggiornato)

Si è chiusa alla grande la stagione estiva a Pila: domenica 11 settembre è stata l’ultima occasione per utilizzare gli impianti di risalita e girare nel bikepark. E proprio in quel weekend, dal 9 all’11, si sono disputate le finali della iXS European Downhill Cup: dopo le qualifiche in Europa è stato il momento del round finale.

Gli atleti si sono sfidati sulla pista in discesa lunga 2,7 chilometri e ricca di variabili e tratti impegnativi: passaggi ad alta velocità, sezioni ripide con bordi rocciosi, sezioni di radici solcate, salti naturali. Non a caso questo è uno dei tracciati preferiti da molti professionisti ed è anche una delle sedi preferite della Coppa del Mondo.

Durante questi giorni non sono mancate anche diverse proposte e offerte per le famiglie: se si noleggiavano contemporaneamente quattro mountain-bike, ad esempio, si riceveva un bikepass giornaliero omaggio. Una bella occasione per divertirsi lungo la nuova flow trail che attraversa tutto il comprensorio con partenza all’arrivo della seggiovia Chamolé.

Ultimi giorni di apertura anche per i sedici percorsi del bike park di varia difficoltà. Da non perdere anche l’anello dedicato al cross-country e i tracciati che si diramano nel bosco e fino ai laghetti.

Ma anche se si scende dalla sella ci sono tante altre proposte da prendere al volo prima della chiusura della stagione: si può approfittare di un ingresso omaggio ogni tre persone al Parco Avventura oppure partecipare all’escursione che porta agli alpeggi accompagnata da una guida escursionistica-naturalistica.

Dalla Valle d’Aosta all’Alto-Adige. Un altro appuntamento sulle due ruote da segnare in agenda è il Sellaronda Bike Day, in scena il 17 settembre sulle strade del Sellaronda: i passi dolomitici (Sella, Pordoi, Campolongo, Gardena) vengono chiusi alle auto e sono riservati ai ciclisti.

Un evento aperto a tutti che prende il via in Val Gardena alle ore 8.30, per pedalare in direzione Passo Sella e rientrare in valle, attraverso il Passo Gardena, entro le ore 15. In totale si percorrono 53 chilometri con un dislivello totale di 1.600 metri.

Il commento di Carlo Crovella

E’ questa la montagna che davvero “desideriamo”? Gente che ci va a meditare, altre che sfrecciano nelle discese downhill, incidendo ferite non rimarginabili ai prati, altri che corrono anche in piena notte, vagando come ossessi alla ricerca di qualcosa che non sanno neppure loro cosa sia… Manca solo la donna cannone, il domatore di tigri e i clown con le scarpe enormi per sentirsi in pieno nel Circo Barnum.

Molti sono i modi di uccidere la montagna e l’umanità li sta provando proprio tutti, ma quello del Circo Barnum è probabilmente il peggiore, nel senso che è il più efficace nell’obiettivo di distruggere, anche fisicamente, l’ambiente dei monti.

Sia chiaro. I giornalisti, autori degli articoli, non hanno nessuna responsabilità ideologica: non propagandano un approccio alla montagna, si limitano a descrivere le realtà di fatto. Ma quelle realtà esistono eccome, e i “veri” appassionati di montagna dovrebbero agire “contro” il Circo Barnum.

Più tardi lo capiremo e più terreno avremo da riconquistare a favore delle nostre “amate” montagne.

Abbiamo raccolto un elenco, peraltro certamente incompleto, degli appuntamenti che renderanno caldissimo il settembre della montagna.

@102 Sul fenomeno citato abbiamo già elaborato un’analisi. È sulla rampa di lancio…   Purtroppo i dintorni del Cervino sono un palcoscenico ideale per eventi da Circo Barnum. È la maledizione per essere il più nobile scoglio delle Alpi.

Dobbiamo vivere usando le tolleranze. Costruzioni senza l’uso delle tolleranze sono impossibili.

103. Marco Vegetti, nel 2004 ero in Portogallo, stessa situazione e per tutto il tempo che sono stato lì (ed erano portoghesi). Devo però dire che non mi è più capitato (e di spiagge ne ho viste tante e in tutto il mondo). Non so, a volte ci rimangono impresse delle cose e su queste ci costruiamo un pensiero, facciamo anche delle scelte. Ho visto cambiare strategia aziendale perché molti clienti, cioè uno, si lamentavano. Capita a tutti, me compreso. Ma la mia non è una critica nei tuoi confronti, sai quante volte ho detto che gli italiani sono degli imbecilli? E’ mera constatazione, siamo fatti così. Una volta ero solito dire che l’Italia era un paese del terzo mondo poi nel 1996 sono stato in India e ho toccato con mano, non ho nemmeno pisciato in un bagno pubblico da tanto era repellente e ovviamente antigienico, ho preferito tenerla e farla in hotel. Quando son rientrato non ho più detto che l’Italia è un paese del terzo mondo o forse sì ma decisamente meno.

Chi adotta il tuo criterio sta lontano. Chi no* sta vicino. * Uno degli infiniti che non sappiamo.

MC 97 – Il tuo aneddoto sui 2 imbecilli non riguarda le montagne ma gli italiani, ovunque si trovino. Questa estate, spiaggia libera tra Follonica e Punta Ala, circa 15 km di spiaggia. Fine giugno, quindi non c’era quasi nessuno. Ci siamo messi a 100 metri da una delle uscite della pineta e piantato il nostro piccolo ombrellone: la persona più vicina, a circa 80 metri. Arriva una famiglia, mamma babbo due marmocchi. Dove si mettono? A 3 metri da noi… Italiani, non italiani in  montagna… PS – Famiglia olandese, stessa composizione: vedono il nostro ombrellone e vanno 100 metri oltre… 

Sempre sul tema, leggo oggi di un parere positivo della FIS a che si tenga la gara di Sci di coppa del mondo a Plateaù Rosà. Ora mi spiego perchè nei giorni scorsi è spuntata una fantomatica traccia sotto il seracco della Gobba di Rollin…. Quindi ricapitolando: nuova pista (sotto il seracco!!), tribune spettatori ai laghi delle Cime Bianche, tutto il trambusto per accogliere gli spettatori fra accesso, parcheggi, alberghi, funive…… Il tutto per avere una gara di coppa del mondo con due caratteristiche; transfrontaliera e sempre con vista Cervino, cose di cui agli spettatori importerà meno di zero. Questo tipo di turismo a stento conosce il nome dell’albergo in cui alloggia, figuriamoci se spende un attimo del suo tempo a guardarsi in giro e a chiedersi il nome delle montagne che lo circondano, semplicemente non sanno nulla, non le riconoscono (anche nel caso in cui, come questo, si tratti della più famosa al mondo..) Continuiamo cosi, dai….

“Direi che hai problemi di decrittazione degli scritti: forse hai bisogno di seguire qualche corso al riguardo.”    Benvenuto nel club!

@97: hai centrato il problema. O, meglio una delle die facce del problema.   La prima faccia, quella incentrata sul tuo intervento, è che la massa in primissima battuta potrebbe anche non essere un problema. Il problema è “qualitativo”, cioè di educazione, rispetto, intelligenza di ogni singolo individuo. Il punto è che l’attuale massa è costituita in grandissima parte da “cannibali” maleducati, irrispettosi e stupidi. Moltiplicando la negatività del singolo individuo per l’enorme numero di individui che compongono la massa, ecco l’effetto negativo generale. Ecco il Circo Barnum.   La seconda faccia del problema ha invece a che fare con la massa in quanto tale. Troppa gente per i monti: anche se gli individui, presi uno per uno, fossero tutti rispettoso, educati e intelligenti, il numero di “suole” che passano sul terreno provocano un consumo eccessivo della montagna. Vale per impianti, strade, rifugi super fighi, vie attrezzate, indicazioni, cartelli segnaletici, file di gente, pipì a iosa, vomito, rifiuti, elicotteri, soccorso, telefoni, radio, vociare, urla, puzza, ecco soprattutto puzza. Le montagne sono belle se sono “integre” e la massa (a prescindere dalle caratteristiche dei singoli) danneggia l’integrità delle montagna,    Le montagne non ce la fanno più.

@98 direi che hai problemi di decrittazione degli scritti: forse hai bisogno di seguire qualche corso al riguardo. Chiudere le montagne, questo intendo. No gente per i monti o, in subordine, molta meno gente per i monti e, soprattutto, selezionata.

95. Ottimo, Crovella, mi hai risposto esattamente ciò che ti avevo chiesto di non ripetere, quindi solo parole, fatti pari a zero, come volevasi dimostrare. 97. Mc, la tua proposta di smettere di postare le uscite, in un certo senso fa il paio con quelle di Crovella, quando pretende di chiudere le strade, i rifugi e gli impianti. Davvero pensi che chi posta la sua gita su tutti i social, corredata da almeno 50 immagini, venga a leggere il blog? Prova invece a farla su qualcuno dei numerosi gruppi facebook dove ogni giorno si postano centinaia di gite di tutti i tipi (anche perchè chi frequenta il blog ho seri dubbi che rientri nella categoria dei postatori seriali sui social). Te ne consiglio uno, poi riferisci cosa ti hanno risposto: Dolomitici! Quasi 200000 iscritti, 60 post al giorno di media. Ma ce ne sono molti altri simili.

Nei miei interventi precedenti ho tentato di ” mitigare” l’ approccio fondamentalista del sig. Crovella , che comunque capisco. Oggi però una bruciacchiatina al sedere con il lanciafiamme l ‘ avrei data anch’ io a due persone.  Seduti su un sasso di pochi metri quadri lungo una cresta delle mie amate Orobie, ci siamo visti arrivare questa coppia di imbecilli che, nonostante la vastità del posto, son saliti sul sasso dove stavamo mangiando un panino e ,senza rivolgerci neppure un saluto, hanno gettato a terra gli zaini che si sono sovrapposti ai nostri, e con un telefonino si son messi a indicare le cime circostanti. Non credo di aver tinto di rosa la loro giornata, ….. Ci siamo alzati e siamo scesi di cinquanta metri tanto da non dover prendere a calci in culo sti maleducati. Forse non è la folla che va bruciata, ma questo modo presuntuoso, arrogante, pretenzioso e supponente che fa di questi esseri umani degli elefanti ciechi che corrono in una fabbrica di porcellane! Avete detto di fare delle proposte?  Smettetela, anzi, smettiamola di informare via social chi che sia di ogni nostro spostamento o escursione o impresa! E la settimana successiva 50 o 100 persone in meno frequenteranno i vostri posti. E se volete venire a vivere in una scomoda frazione di montagna come Val Canale di Ardesio, dove il fine settimana rischi di trovarti un auto parcheggiata fuori dal cancello di casa, come è successo più volte visto l enorme afflusso, e quando esci a dirgli ” non può parcheggiare sulla mia uscita” ti senti rispondere ” allora metta il cartello di divieto”,… Be, la voglia di arrostire sti castrati cittadini arroganti ti viene. E il rispetto che manca! Anche nell’ organizzare gare, eventi nel costruire funivie, persino rifugi! Rispetto per l ambiente, e per le persone che lì ci vivono e non fanno parte del circo Barnum!

Quaranta anni fa, alle riunioni degli organismi centrali del CAI, quando dichiaravo la mia provenienza, la Romagna, puntualmente qualche anziano  lombardo-veneto, ridacchiando, mormorava “Rimini-Rimini”. Adesso provano di  percorrere la stessa strada anche sulle Alpi ma sono irrimediabilmente in ritardo. Il più grande appuntamento dell’anno, “Rimini Wellness”, esiste da quasi un quarto di secolo e con tutt’altri numeri. Mal comune mezzo gaudio? No mal comune doppia tristezza ma il mondo va così.

@93 Regattin. Ti rispondo “pazientemente”, per l’ennesima volta, facendo copia e incolla dal mio precedente commento 32 che era già in risposta alla tua domanda che avevi già avanzato e che riproponi nel 93. Leggi sotto.   Preciso, a scanso di equivoci, che non sono le gare trail DA SOLE a uccidere la montagna. Probabilmente le gare in quanto tali, esptapolate dal resto, producono un “dennettino” alla montagna. Ma il punto è che anche le gare trail sono uno degli infiniti tasselli del Circo Barnum. Da quache parte dobbiamo iniziare a intervenire, se vogliamo davvero sgomberare il campo dal Circo Barnum.   E’ il Circo Barnum nel suo insieme che sta uccidendo la montagna, perché la stringe in una tenaglia mortale,  soffocandola da un lato con l’eccesso antropico e dall’altro corrodendola internamente (come fosse un cancro). La diffusione di una certa mentalità (quella che descrive Enri per i trail, ma potrei fare mille altri esempi di distruzione ideologica: dalla fila ininterrotta sull’Everest ai rifugi alpini  con SPA e doccia calda…) è il danno implicito di tutto il bailamme mediatico che ruota introno all’attuale modello consumistico che uccide la montagna. Se vogliamo davvero salvare le montagne, dobbiamo tornare alla loro solitudine come ai tempi dei nostri nonni (vedi racconto di Gervasutti). Per arrivare a ciò, da qualche parte si deve iniziare. E’ indifferente se iniziamo a smantellare prima le stazioni sciistiche e poi le gare trail. Tanto entrambe andranno smantellate, per cui occorre farlo. Per estensione rispondo anche a Pasini (92): chi ama davvero le Montagne e vuole salvarle, se ne deve sbattere alla grandissima dell’esigenza di “socializzazione” degli attuali fruitori. Vale per i partecipanti alla gare trail, ma vale anche per mille altre manifestazioni attuali di eccesso antropico. Vale per le mega gite scialpinistiche (che erano coerenti con il quadro socio-culturale degli anni ’70-80, ma oggi sono un fattore “inquinante” sia fisicamente che ideologicamente), vale per i mega comprensori sciistici (solo più piccole stazioni “leggere” con pochi skilift, piste vecchio stile – gobbute – e poca, POCA, gente), vale per la fila di cannibali che, prendendo gli impianti, salgono in giornata la Punta Gnifetti (Capanna Margherita) e poi, in città, se la tirano dicendo “Ho fatto il Monte Rosa!” (Partano da Staffal, costoro, e poi vediamo quanti ne contiamo sul Ghiacciaio del Lys…) DA COMMENTO 32 Gare di corsa: non è “correre in montagna” che da solo uccide le montagne. È tutto il circo che ruota intorno alle competizioni. Ovvero: tanti concorrenti ammassati in un unico posto, tanti accompagnatori, allenatori, massaggiatori ecc, e poi elicotteri, automezzi,  puzza di benzina, altoparlanti, maxischermi  classifiche, premiazioni, giri.di denaro… tutto ciò cosa c’entra con le montagne? Niente e siccome sono tante queste manifestazioni (comprese quelle in versione innevata – skialprace) stanno soffocando le montagne. Lo stesso per mille altre amenità che.costotuoscono il Circo Barnum. Da qualche parte dobbiamo iniziare a eliminare con il lanciafiamme le cose dannose per le montagne, sennò le montagne moriranno soffocate da ‘ste belinate. Poi, in un secondo o in un terzo o magari anche in un quarto momento  arriveremo anche alle “false” spedizioni himalayana (cioè quelle commerciali) e al problema dei rifiuti ai campi base degli Ottomila. Arriveremo anche lì d ripulitemo tutto, ma intanto partiamo dalle brutture nelle valli dietro casa.

Se il punto di attenzione è sulla prestazione si alza il rischio di sorpresa. Se è sulla relazione con l’ambiente tende a ridursi. In competione come in gita.  Un tema che puó essere oggetto didattico da parte chi ne è consapevole. 

Enri, stai facendo scivolare la discussione su temi che non hanno a che fare con quanto affermato da Crovella. Possiamo anche discutere su cosa sia giusto o no nell’organizzazione di queste gare (ma dovete cambiare un po’ l’atteggiamento aggressivo perché non esiste solo il TOR, la stragrande maggioranza delle gare è fatta da piccole realtà dove non c’è il carrozzone di Courmayeur e comunque a Courmayeur, non sui sentieri), ma in altra sede. Qui siamo a quasi 100 commenti, e non ce n’è uno solo che argomenti in modo chiaro questa affermazione di Crovella: “Molti sono i modi di uccidere la montagna e l’umanità li sta provando proprio tutti, ma quello del Circo Barnum è probabilmente il peggiore, nel senso che è il più efficace nell’obiettivo di distruggere, anche fisicamente, l’ambiente dei monti.” Ora, considerato che le parole hanno un loro peso, per affermare che una gara di Trail possa, e sottolineo nel modo peggiore e l’ultima frase: distruggere fisicamente l’ambiente dei monti, o si è abusato del fiasco, o di maria,   oppure si devono portare delle argomentazioni serie e provate, con documentazione anche fotografica, di quanto si asserisce, relative al Trail e a quelli che meditano e abbracciano gli alberi e possibilmente senza ripetere la solita solfa “puzza di benzina (!!), soldi che girano (!!), casino, allenatori e massaggiatori (!!? Forse hai visto allenatori coadiuvati da ultrarunners che picconavano di nascosto una parete x allargare un sentiero?) ecc.” Aspetto le foto dell’ambiente montano distrutto da una gara di Trail.

Capisco il vostro punto di vista. Anch’io preferisco le sensazioni dell’andare da solo o in due. Tuttavia voi trascurate il bisogno di molti di partecipare insieme ad altri ad eventi sfidanti (con una certa quota di protezione esterna) e  di essere parte di un gruppo che vive qualcosa di particolare che va oltre se stessi e l’ordinarietà della vita quotidiana e che crea anche per poco una sospensione dalle barriere ordinarie della relazione sociale. Sopra poi c’è il businnes e lo sfruttamento commerciale ma sotto c’è un bisogno umano insopprimibile. Non è solo un fatto organizzativo di borse, pappine calde ed elicotteri eventuali in caso di bisogno che spinge le persone a partecipare ad un’avventura organizzata come il Tor. C’è chi lo sente di più e chi lo sente di meno. Potrebbe esprimersi meglio in altre forme?  Forse. Oggi questo offre il mercato e io francamente penso non sia così negativo. Ci sono forme ben più pericolose per se e per gli altri. E poi, non li convincerete mai ad avere i vostri stessi gusti e bisogni. Solo con la forza e l’imposizione. Ma allora……

Roberto, molto probabilmente, anzi certamente, mi sono spiegato male. Io non giudico i partecipanti, ho un amico che ha terminato il tor piu’ volte ed un cugino che si fa tutti i trail della valle ed altri. Tutta gente appassionata, con voglia di faticare che apprezzo. Sono anche io convinto che siano esperienze che ti rimangono dentro. E come dicevo, trovo che l’impatto ambientale sia anche piu’ ridotto rispetto ad altre attivita’ . Dico con altrettanta chiarezza che i due conoscenti che ho appena citato non hanno la minima esperienza di montagna, intendendo con montagna non i 4000 metri ma anche solo come gestire situazioni complicate a quote piu basse. Stamattina, commentando con uno dei due, i fatti di stanotte, proprio mi diceva che il problema non era tanto che puo’ arrivare il freddo e la neve ma che se arriva la neve non riesci piu a scendere o rischi di farti molto male. E’ questo il tema che io ponevo nei commenti precedenti: queste manifestazioni ed i partecipanti ( o perlomeno una parte di loro) non hanno alcuna esperienza di come ci si cava dai guai in montagna. Dico di piu’: probabilmente chiunque altro ieri non sarebbe mai andato per monti vedendo le previsioni del tempo che davano il termometro precipitare di 15 gradi. E comunque chi ha una lunga esperienza in montagna, se viene sorpreso su un sentiero da una nevicata di solito non deve chiamare i soccorsi. Chiaro che in una gara di 300 km statisticamente puo’ arrivare la notte che ti becchi il temporale o la bufera e il senso della gara e’ andare avanti comunque ma il punto sta proprio qui: ha senso? Se poi uno ci lascia le penne? E soprattutto: e’ un modo per insegnare alla gente a comportarsi nel modo giusto in montagna? Credo di no. E, ripeto, se le conseguenze possono essere quelle che uno ci rimetta la pelle per ipotermia qualche domanda ce la dobbiamo fare. Non ho tutte le risposte. Qualcuno mi dira’ ma esiste anche la Parigi Dakar e mica si dice che essa insegni a guidare l’auto o a cavarsela nel deserto. Cio’ detto si puo’ pero’ dire che fare esperienza al tor o in altri trail simili pochissimo ha a che fare con il fare esperienza di montagna, che significa valutare l’ambiente, informarsi prima, tagliare la corda prima di farsi bastonare da un temporale e comunque avere le capacita’ per cavarsi di impiccio in situazioni complicate. Purtroppo la forma della gara organizzata spedisce in alta montagna gente che tutto sommato crede di essere all’interno di un ambiente in qualche modo protetto e quindi di avere sempre un’organizzazione alle spalle in grado di intervenire ed invece in certi casi cio’ non accade o rischia di non accadere con la conseguenza che qualcuno rischia di fare la fine del topo. Eventi bellissimi, super atleti, ma fare esperienza di montagna e’ un’aktea cosa. 

Non è il corriere in.monagna che crea un problema. Forse neppure correre in competizione. È il Crico Barnum che ho descritto al comm n. 32. Ed è “quello” il modello che il caravanserraglio dei trailer diffonde nell’opinione pubblica. Enri ha ben descritto i rischi ideologici di questo modello. Sono i motivi per cui, a mio parere, il modello “gare organizzate stile tail” andrebbe eliminato.

Enri.  Il Tor ha un cancello totale a 150 ore. Molti arrivano tra 120 e 150 ore. Quando partono non sai come il tempo potrà cambiare. Lo stesso vale per le regate d’altura. Un mio amico mori’ nell’affondamento del Parsifal nel golfo del Leone. Partiti con il sole. In ogni caso il circo Barnum c’è, ma solo alla partenza e agli arrivi (di giorno non di notte). Agli arrivi in centro Courmayeur, perché, come ti ho detto, se dopo il casino e la musica dello striscione vai al Palazzetto è tutta un’altra storia ed emerge il lato umano e solidale. Sul percorso è una comunità di partecipanti e volontari che condividono un’esperienza che ti resta dentro, te lo posso assicurare. Le cose vanno viste dal di dentro prima di goudicare. E non è un concerto di Jovanotti o una partita di calcio. Certo 900 € di iscrizione sono tanti, ma qui entrano in gioco altri fattori. Un po’ come i 250 € dei fascicoli allegati al Corriere di cui abbiamo parlato. 

Per la precisione 8 concorrenti bloccati in quota e soccorsi piu uno soccorso per inizio ipotermia. 

Luciano, se mi dici che e’ obbligatorio avere determinata attrezzatura ti credo. Ma non mi sembra di aver detto altro di sconclusionato. E la mia domanda rimane: ha senso trovarsi al col de malatra’ ( e non intendevo che stanotte c’era gente al col de malatra’ ma ne faccio un esempio) con 10 cm di neve e non essere in grado di scendere a valle? Io l’ho detto, non ho nulla contro i trail, anzi mi sembrano da un lato un modo sano di voler fare sport. E non ho nulla contro i partecipanti. Qui si tratta di valutare chi organizza, chi offre eventi ai potenziali fruitori. Non ci si puo’ dimenticare che i trail si fanno in montagna. Quindi mi sono posto una domanda, questa si del tutto personale: diffondono il modo giusto di andare in montagna? Che poi per emulazione troviamo il tizio in scarpe da trekking sul cervino? Mi spieghi come si puo’ rischiare l’ipotermia a 2500 metri a settembre? Non sei sul pilone centrale? Io ponevo queste domande. Ne pongo altre: quanto si paga per l’iscrizione? Se tu fossi l’organizzatore ed un concorrente morisse di ipotermia te la faresti una domanda? Tutto qui e se non sapevo che al tor l’attrezzatura e’ obbligatoria me ne scuso, ma se poi devono partire le squadre di soccorso a piedi e magari in elicottero per prendere gente a 2500 metri permettete che uno si possa chiedere che forse qualcosa non gira proprio del tutto nel modo giusto? Saluti

#83 #84 vero è  che avere il Soccorso Alpino sempre pronto a disposizione con  fiaschetta ed Ecureuil , il cellulare onnipresente ha reso la montagna molto diversa . Un tempo neanche tanto distante alcune cose sarebbero state da camicia di forza… ora macina così.

Enri. Nell’edizione non fatta per via del Covid e sulla quale ci furono poi dure polemiche sui rimborsi era stato abolito il materiale obbligatorio che viene controllato alla partenza e poi lungo il percorso. Molti si preoccuparono delle conseguenze. Non so quest’anno cosa abbiano deciso. In questa edizione non ho fatto il volontario perché sono ancora arrabbiato per quello che è accaduto allora. Un comportamento spietatamente commerciale che però non ha a che fare con lo spirito che anima i partecipanti e i volontari. Il discorso è complesso, perché comunque con varie motivazioni la domanda è molto forte e si tratta, a parte una quota di soggetti diciamo “particolari” , di persone che condividono molti dei valori che credo uniscano, nonostante tutte le differenze, i lettori del blog. L’ho constatato di persona. È un discorso che riguarda le implicazioni “commerciali”  di tante altre manifestazioni: comprese le foto diciamo “decorative” pubblicate su un altro post, i raduni “alternativi”, le pubblicazioni a dispense…..ci vorrebbe una riflessione pacata che in internet è impossibile. O almeno io ci ho rinunciato. Se sei su in Vda fai magari un giro alla Malatra’ o al Palazzetto dello sport dove i partecipanti vengono rimessi in sesto. Potrebbe essere interessante per un buon osservatore come mi pare tu sia. 

83. La notizia da te riportata non solo non è corretta, ma l’hai condita da tue considerazioni personali che non rispondono al vero.  Questo è parte del materiale che ogni concorrente deve avere a disposizione o con se o nella sacca che viene trasportato nei vari punti base:

Giacca termica con cappuccio adatta a temperature rigide, potenzialmente di parecchi gradi sotto lo zero. Giacca a guscio antipioggia con membrana impermeabile traspirante con cuciture termonastrate con cappuccio Pantaloni o collant da corsa (minimo che coprano il ginocchio) Copripantaloni lunghi impermeabili Secondo strato caldo: maglia tecnica a manica lunga, pantalone lungo. Questa è la notizia Ansa: “A causa della neve caduta in valle d’Aosta nella notte in quota – fino a 40 cm – sono state fermate definitivamente le gare di trial Tor des géants e Tor des glaciers “per garantire – comunicano gli organizzatori – le condizioni di sicurezza degli atleti”. Molti concorrenti si trovano al rifugio Frassati, dove sono stati fermati. “Le condizioni meteo estremamente avverse della notte, hanno reso impraticabili i colli Saint Rhémy, Des Ceingles e del Malatrà.    Tutti i corridori verranno evacuati con i mezzi dell’organizzazione a Courmayeur”. Sono circa 200 i corridori che erano ancora in gara al Tor des géants.” Perciò le tue considerazioni sulle capacità dei concorrenti al Malatrà non hanno alcun senso.

Commento 68. Stanotte hanno recuperato partecipanti al Tor ( non so nemmeno quale) per via del fatto che qui stanotte e’ venuta tormenta, neve ecc. A parte tutte le considerazioni dell’impatto delle gare sull’ambiente ( che personalmente, pur non partecipando, ritengo minori rispetto a molte altri modi di stare in montagna, leggi sci da discesa, bici), mi chiedo che modo di andare in montagna diffondano: a meta’ settembre andar per monti di notte vestiti da una tutina ed un kway nessuno di noi lo farebbe. E sinceramente farsi venire a prendere dal soccorso o dall’elicottero perche’ sei al col de malatra’ e non te la sai cavare a venir giu’ mi sembra grottesco. L’aggravante e’ che sono gare organizzate, si paga per partecipare e i partecipanti sanno che c’e’ un’organizzazione. Ma se poi uno ci lascia la pelle per ipotermia come la mettiamo? A mei trail non hanno mai dato troppo fastidio ma effettivamente non hanno nulla a che vedere con un modo sensato di andare in montagna. 

Tra i sostenitori della “astinenza montana”, quelli che anelano al patentino, i sostenitori dell’ultra ultra straultra trail, gli amanti della new Age e quelli che erodono i sentieri con la mtb il migliore commento è il n. ro 71 ; quello che ha ripulito un sentiero rendendolo disponibile a tutti coloro che vorranno percorrerlo. Un gesto importante, utile e rilassante per chi lo pratica. 

@55 Chiara Todesco. Sono sinceramente addolorato che Cassani e Todesco abbiano preso Roma per Toma. Ma dove vi avremmo “diffamato”? È scritto chiaramente nel post che i giornalisti fanno il loro mestiere che è quello di limitarsi a riportare i fatti. Anzi, cito a memoria per poco tempo ora, ma mi pare che è scritto che voi autori (e ci si riferiva proprio a Cassani e Todesco) non siete sostenitori ideologici di ciò che riportate. Ma più di così cosa avremmo dovuto fare???   Credo che l’equivoco derivi da una vostra lettura eccessivamente rapida, presumibilmente per i tempi pressanti della redazione. O forse siete saltati solo ai commenti, dove sono espresse opinioni, in una o nell’altra direzione. Non credo proprio che la possibilità di esprimete opinioni, anche radicali come le mie, coinvolga voi autori.   Quindi nei vs confronti io mi sento con la coscienza a posto.   Spero di aver chiarito l’equivoco.   Ciao!

@75 non sarebbe una brutta idea…

@52 Cassani. Guarda che hai preso roma per toma. Sto dicendo le stesse tue cose.   Primo. Vuoi giornalisti dovete riportate le notizie e non le opinioni. Oggi questo passa il convento della montagna e questo riportate. E fate benissimo. L’ho scritto anche nel commento dell’articolo.   Secondo. In generale il sistema mediato tutto (quindi non solo i quotidiani cartacei, ma l’intero sistema: tv, social, Internet nel complesso) e’ inevitabilmente parte del sistema complessivo, non potrebbe porsi in antitesi. I media corroborano il consumismo e il consumismo corrobora i media.   Terzo. A differenza di voi giornalisti, che legittimamente riportate solo i fatti separandosi dalle opinioni, io invece esprimo opinioni. Posdo permettermelo perché occupo un ruolo completamente diverso dal vostro. In sintesi: ritengo che il modello in essere in montagna sia completamente sbagliato. Penso queste cose da circa 20 anni e da 15 sono attivo con una campagna di sensibilizzazione che ho chiamato “più montagna per pochi”. Ho descritto puntualmente tale impostazione anche in due articoli pubblicati in questo Blog nel 2019. Se sei interessato ad approfondire, ti invito a leggerli.   infite, circa le mie credenziali in base alle quali elaboro le mie tesi, non le ripeto. Le puoi trovare anche in questo blog , sia in molti miei articoli che in tantissimi commenti. Li trovi abbondantemente anche in giro,  specie in ambito CAI.   Spero di averti chiarito ogni equivoco. Ciao! 

Alle volte sembra un ring con elastici  morbidi  morbidi ,altre pare il posto preferito dei cani , l’ ultimo che arriva la fa sopra a quella degli altri.

@49 leggi meglio. Mai detto che no downhill=bloccare riscaldamento climatico. Ho detto no downhill perché ulteriore tassello del Circo Barnum. Robaccia che incide i prati e lascia ferite inguaribili.   Ho scritto che montagne soffrono sis per gli effetti generali del riscaldamento globale, che danneggia tutto il pianeta, sia per alcune specifiche criticità tipiche dell’attuale situazione in m9ntagna, ad esempio le mega adunate delle gare trailer, le discese downhill o anche l’eccesso antropico e massiccio grazie agli impianti. Iniziamo a ripulire col lanciafiamme le criticità specifiche delle montagne. Intanto, facciamo quello. Un parallelo agiremo sul problema generale del riscaldamento globale.

Lanciafiamme anche sul Museo Messner al Monte Rite?

Bertoncelli. Io uso il mio nome e cognome. Vecchia scuola. Mi meraviglio tu abbia pensato che gioco a nascondino. Non abbiamo più l’età. Saluti.

“Io mi sono preso un pomeriggio per pulire un sentiero di 2 km. Mi ci vorrà ancora un altro giorno per finirlo.”   Onore al merito.   P.S. Scusi, signor Mc, non è che lei di nome fa Roberto e di cognome Pasini? 😉😉😉  

Mentre vi insultavate allegramente, io mi sono preso un pomeriggio per pulire un sentiero di 2 km. Mi ci vorrà ancora un altro giorno per finirlo.  Poi rimarrà a disposizione di una marea di cittadini che normalmente brontolavano , passando, perché era intasato d erba e rami. Senza però chinarsi mai a spostare un sasso, questo spetta alla” fauna locale.” Ho sbagliato? Dovevo lasciarlo com era ?  Avrebbe attirato sicuramente meno gente.  Sono anche io infastidito dal numero sempre crescente di turisti ( non chiamiamoli alpinisti), ma mai e poi mai , io che non ho una cultura ne un curriculum alpinistico altisonante, riuscirei a paragonare queste persone a dei fenomeni da baraccone,stile Barnum appunto, da estirpare col fuoco. Ho un profondo rispetto e ammirazione per alpinisti del calibro vostro, ….. Cercate di averne anche voi per gli altri, anche se non l pensano come voi, anche se il blog e VOSTRO! Invece di fantasticare , fate quel poco che potete per voi la montagna che amate e per gli altri, senza rabbia però, perché altrimenti diventate voi i mostri del circo . Vorrei poter continuare a leggere serenamente le belle riflessioni che di solito accompagnano gli articoli proposti da Gogna, non queste brutture, grazie.

Pergogna, 1) I commenti sono eliminati SOLO se contengono insulti. A volte però qualche offesa passa impunita: io sarei piú severo. La censura di insulti NON ha nulla a che fare con l’umorismo.   2) Che intendi con “non controlla”? Intendi “non vigila” oppure “non padroneggia”? Sono due significati molto, molto differenti, il che comporta due cose diverse. Gogna “vigila” ed eventualmente elimina gli insulti, ma non “padroneggia”. C’è assoluta libertà di parola. Di piú, qui il primo che passa può permettersi addirittura di ragliare quasi a suo piacimento, con sprezzo dell’intelletto (beninteso, del suo intelletto).   3) Tu che contesti, comincia a presentarti con nome e cognome. Cosí i genitori  insegnavano un tempo ai propri figli e cosí ci si comportava una volta adulti.  Non ci si nascondeva dietro l’anonimato. Era l’abc del vivere civile.   4) In quanto a Crovella – se è a lui che alludi – contestalo nel merito. Criticalo punto per punto. Argomenta! Ce n’è d’avanzo.

Il fatto e che il padrone del blog sarà bravo in parete  ma non controlla il blog e lo lascia diventare un blob non controlla gli argomenti ne li conosce a fondo e come tutti i tuttologi si affida a un tuttologo che è tutto un programma ..mah gli avrà salvato la vita..di certo non la faccia anzi gli complica la reputazione …poi può sempre censurare..manina facile.. e poco sense  of humor. Honor at the queen.Sex pistol ..of course

A proposito di circo Barnum che ne pensate dello spagnolo 52 enne in scarpe fa corsa e poco piu’ salvato sul Cervino la notte scorsa?  

Ciò non toglie che la montagna sia di tutti e ognuno possa viverla come vuole.

vero ma fino al punto di non imporre il tuo agli altri.

Detto ciò, quello che le località alpine propongono (anche per sopravvivere) sono proprio quelle attività che voi deridete come “circo”

ma facciamo un esempio, prendiamo le tanto decantate e applaudite  big panchine:  sono un offesa ai luoghi, un ridicolizzarli. Una manifestazione  del “circo”. Quindi sui vostri articoli, oltre a scrivere i fatti,  invitate anche alla riflessione su certe scelte. Non c’è bisogno di ridicolizzarsi per sopravvirere.

Mi scusi, Vostra Eminenza, ma nella netiquette il tu è non solo accettato ma preferito. Assodato questo, vorrei farLe sommessamente notare che molto più educato nei confronti del blog, di Alessandro che ne è il padrone e infine nei miei, più educato sarebbe, dicevo, rispondere alle modeste osservazioni che mi sono permesso di esporre negli interventi 56 e anche 59. Giusto per arricchire il dibattito e non perdersi in polemiche sterili

Per 55. Gentile Chiara, grazie del tuo intervento. Come ho già detto al commento 21, di fronte ad articoli come quelli di cui stiamo parlando, la Redazione ha sempre ricordato al lettore che un giornalista deve informare e dare conto dei fatti, dunque non è responsabile di quanto è proposto nel suo testo. Del resto, anch’io molte volte pubblico post dei quali non condivido quasi nulla. E lo faccio per la ragione che sono convinto che solo così si faccia vera informazione. Pertanto né Crovella né io ci sentiamo di aver “diffamato” né te né Max Cassani.

Bah, Matteo vede giusto…permalosi e sucettibili  prendano atto che scrivere su un giornale non vuol dire possedere il verbo della verità o essere nel giusto. Con profondamente voluto anonimato Mario. Amen

@62 per Matteo-senza-cognome: Tranquillo, rimanga nel suo confortevole anonimato. Il fatto che mi dia del tu senza conoscermi testimonia già la sua buona educazione e il suo rispetto verso il prossimo. Passo e chiudo

Max, francamente non credo che l’educazione sia questione di cognomi. Né mio né tuo!

@60 per Matteo-senza-cognome. No, è solo una questione di educazione

Perché? Conoscere il mio cognome muterebbe il senso delle mie parole?   Comunque puoi chiederlo ad Alessandro e farti dare anche il mio numero di telefono

Visto che ci siamo sovrapposti rispondo anche a Chiara. 1 – non mi pare che nessuno abbia diffamato 2 – un articolo pubblicato il 12 settebre che parla di un evento che si svolge dal 16 al 18 non può definirsi un fatto o riguardante un fatto.  3 –  quello che servirebbe sarebbe una cultura e un’educazione, siamo tutti d’accordo. Il tuo articolo però è funzionale a un’educazione opposta: quella che accetta che “per sopravvivere” si proponga il circo, senza mai chiedersi se sia vero che il circo assicuri  un miglior tenore di sopravvivenza (tanto per dire, andate a cercarvi la serie storica di abitanti di Cortina…)   Il tuo articolo non riguardava dati di fatto ma un offerta fondamentalmente commerciale; se ritieni tuo dovere scriverlo (magari solo perché “si usa far così”) anche se contrasta con le tue idee personali, beh, forse capisci quello che voglio dire.  

@56 in risposta a Matteo: Con tutto il rispetto, io e La Stampa ce ne faremo una ragione del suo «disaccordo su quasi tutto». Anzi, opinioni diverse arricchiscono il dibattito. Dunque, ben venga il suo illustre disaccordo. Solo una cosa, giusto per educazione: si può sapere il suo cognome, visto che si firma solo col nome?

Ho letto con un po’ meno di attenzione Max Cassani  e anche se non faccio il giornalista da 30 anni sono alquanto in disaccordo con lui quasi su tutto. La Stampa fa parte del sistema mediatico e che non ci sia un trend generale (e non solo riguardo alla montagna) mi pare proprio una pisquanata.   Almeno il primo e l’ultimo articolo riportato riguardano eventi che si svolgeranno in futuro, di solito sollecitati (istigati) da un buon PR. Il tono generale e frasi come “Sarà un settembre all’insegna del benessere…” ne tradiscono l’intento pubblicitario e non sono nemmeno “opinioni”, ma al massimi “previsioni”! Peraltro il primo sembra un ampio copia-e-incolla dei siti di tali “eventi”   Questi genere di articoli fanno parte a buon diritto dell’attuale “cultura” della montagna e ne sono un veicolo di propaganda. La Stampa e lei propagandate un uso della montagna, che oltre ad arrampicare, pedalare e meditare, lo fa inquinando e devastando. D’altra parte se non sbaglio lo storico proprietario della Stampa fu il creatore anche di alcune delle peggio porcate dell’arco alpino. Che il buon Crovella sia in disaccordo (e non solo lui, peraltro) mi pare solo cosa buona e giusta. Anche se non mi pare Crovella riesca ad estendere la critica al reale fenomeno che sta alla base di tutto ciò (il denaro e il reddito come unici fini e misure di tutto), ma riesca a pensare solo a repressione e patenti governative come rimedio. Che si esprima (verbosamente) in maniera fastidiosa è poi tutta un’altra questione  

  Cari Gogna e Crovella, intervengo anch’io visto che mi avete tirato in causa più di una volta, per di più diffamandomi senza nemmeno sapere come la penso e pubblicando integralmente articoli de “La Stampa” protetti da copyright. Come persona ho la mia idea di montagna, come giornalista riferisco semplicemente i fatti. Appartengo a una famiglia di vecchi alpinisti, faccio parte di quella fortunata generazione che fin da piccola se ne andava in giro liberamente nei boschi da sola, senza niente di organizzato o altre “esperienze moderne”. Montagna senza fronzoli, insomma. Ciò non toglie che la montagna sia di tutti e ognuno possa viverla come vuole. Quello che servirebbe, se mai, è un’educazione alla montagna che non tutti hanno la fortuna di avere. E soprattutto rispetto. Detto ciò, quello che le località alpine propongono (anche per sopravvivere) sono proprio quelle attività che voi deridete come “circo”. Questo è un dato di fatto e questo è quello che riferiamo nei nostri articoli, al di là delle nostre idee personali.  

@ 53 AVVISO AI LETTORI   Il mio accordo col crovella-pensiero si limita al commento 46, non ad altri. Avete capito?

Ho letto con attenzione il commento crovelliano n. 46, soppesando ogni parola. Su ognuna mi sono trovato d’accordo, a tal punto che avrei potuto scriverle io.   Riassumo il mio pensiero: in montagna ci si va senza motori e quindi senza funivie, seggiovie, sciovie, fuoristrada, moto, bici motorizzate, elicotteri, ecc. ecc. No alle strade fino alle alte quote. No ai rifugi a mezz’ora dal fondovalle o a un’ora di distanza l’uno dall’altro.    Con tali limiti, in montagna ci può andare chiunque: escursionisti, alpinisti, ciclisti, corridori, scialpinisti, famiglie con bimbi, arrampicatori assatanati, grassi e magri, giovani e vecchi, caini e non caini. In assoluta libertà.    N.B. A me piace la solitudine o la compagnia di pochi amici. Ma se ad altri piace assembrarsi o correre col pettorale, non posso certo impedirglielo. Però pure loro devono partire dal fondovalle, come tutti. E senza l’elicottero per le riprese video.     

@31 di Carlo Crovello: Guardi Crovello, a me i suoi supponenti sproloqui sulla deriva consumistica della montagna non interessano. Io faccio il giornalista da 30 anni, e posso rassicurarla: per quanto riguarda la montagna, a “La Stampa” non c’è alcun «sistema mediatico» né tantomeno alcun «trend generale» di argomenti da seguire, come vaneggia lei con lessico veteropopulista. Ci sono semplicemente le notizie, piacciano o no. Che per lei che si crede «dieci anni avanti come evoluzione di pensiero» potranno anche essere «belinate» da Circo Barnum – parole sue -. Ma sempre notizie sono, visto che interessano migliaia di persone appassionate di montagna. Se ne faccia una ragione.Vede, un quotidiano non deve «educare i lettori» come scrive lei, ma semplicemente informare. Ovvero riportare i fatti, possibilmente separati dalle opinioni. Esattamente quello che non fa lei, che invece pontifica con arroganza il suo anacronistico credo integralista (tipo bisogna «estirpare il cancro» del consumismo dalle montagne, o «eliminarlo col lanciafiamme») dall’alto di non si sa quale piedistallo, credendosi l’unico depositario dei valori “sani” della montagna. Quando invece la montagna è di tutti ed è lecito che nel 2022 ognuno la viva come meglio desidera: arrampicando, camminando, correndo, pedalando, sciando e sì, pure meditando. Che le piaccia o no. Dunque freni il suo ego e stia sereno.

Siamo vecchi, rigidi, autoreferenzianti. E ci stiamo estinguendo, con noi si estinguera’ anche il ricordo di come erano le montagne piu’ antropizzate prima dell’invasione degli ultracorpi. Ed a nessuno freghera’ piu’ niente del tempo passato.  Ma rimangono belle zone poco frequentate se non desolate dove il demone di Crovella potra’ trovare spazio, mentre Francesco continuera’ a scorrazzare per  monti e valli lasciandosi dietro una scia di biglietti da 50 euro. Il mondo e’ vario, e le crociate sono finite. Amen 

Faccio 8 b a vista pratico body trail ho 3 auto diesel 1 in male arnese scoreggio molto specie in quota ..bevo molta birra do consulenze al team x x Extreme sono d accordo con Corbelloni basta metterlo alla gogna.pergogna ..anzi pergognatevi

Caro Carlo mi spiace deluderti ma non credo proprio che bloccare con il lanciafiamme qualche gara di downhill possa risolvere il cambiamento climatico…..forse non ti sei reso conto ma le montagne fanno parte di un ecosistema molto più vasto, se anche da domani dovessi andarci solo tu con chi ritieni più onorevole  non produrresti nessun effetto. Inoltre il tuo modo di pensare ricorda molto chi, credendo di essere portatore di verità assoluta, decide di rinchiudere in lager determinati esseri umani solo perchè secondo il proprio criterio rientravano in categorie che non meritavano di esistere. Tu riporti lo stesso modo di pensare sulle categorie di persone che non devono frequentare la montagna.Fortunatamente le nuove generazioni sono molto più aperte ad accettare i diversi pensieri e sono molto più sensibili all’ambiente nella forma più olistica. I vecchi dogmi alpini passeranno e resteranno presenti solo sui libri di storia grazie allo scorrere inesorabile del tempo.

post 18 di Merlo, sempre se stessi, non c’è nulla di più importante

@45 Nessun ego represso degli alpinisti d’antan. Il carosello degli alpinisti sul Breithorn, descritto al 46, è una delle mille altre forme del Circo Barnum. Va estirpato col lanciafiamme né più né meno le discese downhill o il mondo dei trail (come descritti) o le ridicole meditazioni organizzate…   L’impatto umano a danno delle montagne si aggiunge al naturale sgretolamento fisiologico da te citato. Su quest’ultimo non siamo responsabili, ma sul primo sì (inteso sia come effetto del generale riscaldamento climatico sia proprio come abuso antropico delle montagne). il punto è che negli ultimi decenni (circa dai ’70 in poi) il danneggiamento umano ha di gran lunga superato il naturale sgretolamento. Siamo colpevoli, non possiamo negarlo. L’unica cosa che possiamo fare, se davvero amiamo la montagna, è combattere questo trend.   Se interessato a un (leggero) maggior approfondimento sul tema, ti segnalo un mio articolo pubblicato anche su questo Blog (“La Grande Accelerazione arriva in vetta”): https://gognablog.sherpa-gate.com/la-grande-accelerazione-arriva-in-vetta/   Ciao!

@38 preciso che io non ce l’ho in modo particolare con i corridori e le corse, né con le gare organizzate. L’intera montagna va dis-antropizzata, proprio a cominciare dai “falsi” alpinisti, quelli dei tuoi racconti o quelli che, per fare il Breithorn (tanto per citare un 4000 a caso) partono da casa nella notte, prendono gli impianti, fanno 900 m di dislivello, tornando e scrivono su uno dei tanti siti “fatto il mio 40esimo Quattromila! condizioni stupende!” e mette 100 foto, di cui 95 primi piani suoi e dei suoi compagni di gita. Che alpinista è costui??? E’ uno che fa sport, non uno che va in montagna. Caro mio – dico io a questo ipotetico salitore del Breithorn – cancelliamo completamente le funivie. Parti a piedi da Valtournanche, dormi al Teodulo, magarti ridormi perché sei stanco e poi scendi a Valtormnanche il terzo giorno. Quanta gente ci sarebbe in cime al Breithorn ogni giornata estiva, in un quadro del genere: 10 persone se va bene. oggi, con impianti ecc, ce ne sono 200 al giorno Eccome come uccidiamo le montagne   Lo stesso vale per chi arrampica nei Satelliti o fa il Dente in giornata (oggi), sempre approfittando della funivia. Prova a partire a piedi da La Palud, dormi al Torino, torna sfinito al Torino, ridormi la seconda notte e poi scendi a piedi il terzo giorno. Quanta gente troveresti sul Dente o sulla Pyramide o sulle vie più moderne e alla moda. Quattro gatti, ecco come scremare l’accesso antropico ai monti.   non parliamo poi delle gare, non c’entra lo spirito dei partecipanti, c’entra il fenomeno oggettivo: accumulo di individui in un solo posto, elicotteri, automezzi, organizzazione, puzza di benzina, altoparlanti, premiazioni, maxischermi, rumore, casino e soprattutto giro di soldi. Ecco: soldi, soldi, SOLDI, è questo ciò che sta uccidendo le montagna. Chi le ama davvero deve difenderle, sennò difendete soltanto il vostro piacere nel praticare uno sport in montagna. Sono due concetti diversi, anzi antitetici.

E’ l’inevitabile ciclo della vita. Il modo di frequentare la montagna di chi affrontava le prime ascensioni alla fine del XIX secolo e cioè con vere e proprie spedizioni composte da decine di portatori e svariate guide alpine per consentire di raggiungere la cima del monte Bianco al ricco e facoltoso “alpinista” di turno, è stato soppiantato da uno stile più leggero e dalla ricerca della via sempre più difficile ed impegnativa, elevando così l’alpinista dal semplice pacco portato in cima al nuovo eroe coraggioso, duro e puro che riesce a superare difficoltà impossibili ai comuni mortali. Adesso che grazie all’organizzazione ai nuovi materiali e alla tecnologia anche la casalinga di Voghera riesce ad arrivare dove prima arrivavano solo questi “coraggiosi duri e puri” scatta la frustrazione di chi ha sempre alimentato il proprio ego con le proprie capacità alpinistiche ed in nome della difesa della montagna si scaglia contro tutto e tutti cercando di fermare questo processo di industralizzazione dell’ambiente alpino che nel bene o nel male andrà avanti senza pietà nei confronti degli eghi spezzati. In fondo se ci pensate le montagne si sono formate quando non esistevano gli esseri umani e si sgretoleranno piano piano qualunque cosa decideremo di fare come esseri umani.

@35 Guarda abbi pazienza se per una volta personalizzo l’intervento, cioè lo taglio a misura del destinatario. Ma cosa dovrei “capire”? Vado in montagna praticamente da quanto ero in culla, ovvero circa 60 anni (ne hoi 61), sono nel mondo didattico da 40 consecutivi, sono coinvolto nel CAI dal 1969, scrivo di montagna dai primai anni ’80, ho diretto scuole di rilievo nazionale, ho “formato” (in modo diretto o indiretto, attraverso l’organizzazione didattivca) centinaia e centinaia di allievi, mi occupo in particolare del risvolto storico-intellettuale-sociologico, ho studiato e analizzato i trend dell’insieme di gente che va in montagna, sono in grado di elaborare stime sulla loro evoluzione futura, ho maturato una profonda convinzione ambientalista della difesa della montagna, da circa 15 anni porto avanti detta posizione (sintetizzata nello slogan “più montagna per pochi”) attraversop articoli, interventi, interviste, conferenze ecc ecc ecc, sono almeno 3-4 anni che la espongo sistematicamente anche qui sul Gogna Blog e… dovrei attivarmi per capire cose che mi dicono persone che, pur in buona fede, non hanno dedicato neppure un milionesimo di tempo di quello che ho dedicato io all’analisi delle tempo che che stanno dietro al concetto di “andar in montagna”???   Quelli come te che NON mi capiscono sostengono che sono fuori strada. Invece non è così: la discrepanza fra me e voi è solo perché io sono almeno dieci anni avanti a voi come evoluzione di pensiero. potrei starmene tranquillo sul bordo del fiume ed aspettare il passaggio dei cadaveri degli antagonisti. Ma la montagna, che sta urlando per la “sofferenza” che il genere umano le impone, impone che io continui nella mia iniziativa di persuasione. Guarda anche solo qui sul Blog, l’evoluzione che c’è stata. Rispetto ai primissimi accenni di “più montagna per pochi”, con reazioni univoche in negativo, ora stanno emergendo voci che si allineano… Magari fra altri 3 anni, la mia attuale opinione che vi manda fuori di cucuzza, sarà dominate… chi può esluderlo?

@37 anche gli impianti di risalita vanno calmierati (= quanto meno NO nuovi impianti) se non addirittura asportati. Lo stesso per rifugi/bivacchi, strade, altre faciluitazioni.   La mia non è affatto follia, porto avanti da una quidicina d’anni la politica del “più montagna per pochi”. Ho visioni di lungio termine che mediamente nessuno riesce ad avere. Se ho intensificato negli ultimi tre anni (da 2019 in poi) è perché il trend ha registrato peggioramenti che vanno ben oltre le mie previsioni, per quanto nefaste e pessimistiche.   Occorre intervenire, in un arco temporale di breve termine oppure mai più. Ma se non si interviene le montagne (tutte) diventeranno impraticabili. Probabilmente poco prima le autorità interverranno con restrizioni e divieti. Il che, dal punto di vista dei veri appassionati di montagna, è uguale.   Apri la finestra e guada le montagne: non ti accorgi che le stiamo “uccidendo”? Vale per le montagne comne per gli oceani, le pianure, i fiumi ecc. Ma questo è un Blog di montagna e il docus è concentrato sulle montagne. Leggi tute le principali riviste scientifiche e troverai miliardi di conferme in tal senso.    

Credo che ciascuno abbia diritto di andare in montagna come meglio crede: camminando, scalando, di corsa, perfino con la bici eccetera (preferibilmente sulle forestali e non sui sentieri). Quello che invece va fermata, assolutamente, è l’infrastrutturazione della montagna con nuove strade di accesso, nuovi sentieri, nuove piste da sci, piste da mtb, nuovi impianti di  risalita, parchi avventura, bacini di innevamento, rifugi e alberghi, bivacchi, sculture e arte in genere, panchinoni, terrazze panoramiche, ponti tibetanti ed “eventi” del menga, ovvero tutte le baracconate escogitate per portare più gente. Non so se è abbastanza chiaro, ma la montagna sta subendo negli ultimi anni letteralmente un assalto. Dopo aver consumato tutti i territori del fondovalle ora si vorrebbe colonizzare anche quelli rimasti liberi in quota, con ogni tipo di pretesto: la sicurezza, i disabili,  la montagna è di tutti, la montagna che altrimenti muore e altre giustificazioni più o meno assurde. Un modello unico di sviluppo e di turismo che riduce la montagna a un luna park ovunque dovrebbe fare semplicemente orrore.

Corsi e ricorsi. Iniziai a intervenire nel 2019  difendendo i partecipanti e il mondo  Tor e lo faccio di nuovo. Personalmente non partecipo a corse organizzate perché non mi piace il casino e non mi posso più permettere certi kilometraggi. Capisco però le motivazioni di chi le fa, ben spiegate da un altro intervento di chi ha sempre affiancato, a partire dal grande Killian, corsa e alpinismo. Non sono solo bisogni di competizione e di socialità distorta. Chi dice che il trail in montagna è una roba da mentecatti probabilmente non è in grado di andare veloce su certe distanze e non ha mai parlato e vissuto l’ambiente di chi pratica questa attività. Tolta ovviamente la fisiologica percentuale di svitati che c’è nel trail come in ogni attività, compresa la frequentazione dei blog.  La volpe di Esopo è sempre viva e vegeta e lotta imsieme a noi. E questo non vale solo per il trail. 

Per tutti coloro che criticano il Corbella pensiero mai levare il delirio al paziente pena grave depressione e relativo exitus Poi comr non apprezzarne i contenuti  brevi asciutti..mmmh birretta?

A quelli che in montagna vanno di corsa, in tutte le salse, la montagna gli piace così tanto che fanno di tutto per restarci il meno possibile.

Io non demonizzerei il Trail a prescindere , appellandosi al fatto che  Ma questi corrono via allora cosa vuoi mai che si godono la montagna”. Nulla di più sbagliato, sono meglio di tanti alpinisti. Amavo l’alpinismo, lo ritenevo l’essenza dell’andare in montagna. E anche in alpinismo ci sono avvicinamenti notturni o discese notturne in cui vaghi stanco come uno zombie. Poi l’alpinismo é diventato un circo. Gente che indossando vestiario all’ultimo grido e materiali tecnologici pensa di poter fare a meno di lezioni di un corso di alpinismo o di un po’ di gavetta con dei “semplici” trekking. Quante volte mi sono ritrovato a pensare ” Vedrai che tra un po’ devo tornare indietro a soccorrere questo scemo che non vede i crepacci”. Mi è passata la voglia di fare cascate di ghiaccio per gli stessi motivi, e in più perché non è possibile su una cascata di ghiaccio ritrovarsi in sei cordate. Ricorderò sempre il commento di un veterano ” vent’anni fa quando arrivavamo sotto una cascata di ghiaccio e vedevamo che c’era già una cordata impegnata a salirla, semplicemente tornavamo indietro, mai ci saremmo sognati di metterci in coda e scalare sotto di loro”. Scenari simili in arrampicata, se non peggiori: grovigli di corde per gente che ti sorpassa senza alcun rispetto ma soprattutto senza nessuno sprezzo del pericolo. Ho ritrovato lo spirito di andare in montagna con il Trail. Ci vado quando voglio, come voglio, dove voglio, quasi sempre senza dovermi mettere d’accordo con nessuno perché non servono compagni di cordata (“no A me quella via non piace andiamo a fare un’altra”), all’orario che voglio, e spesso tutte queste decisioni le posso prendere all’ultimo. Le gare a cui partecipo, che preferisco chiamarle corse, sono solo un’occasione per trovare un percorso già tracciato, con assistenza ogni tot km e con Ristori, Ergo non dover portare uno zaino da 80 litri. E nella maggior parte delle corse trovo quel rispetto che ormai non trovavo più in alpinismo: i Corridori, se poi in un contesto agonistico, si eccitano a vicenda. Mi capita di sorpassare persone e mentre le sorpasso mi incitano, mi capitano persone che si fanno da parte per essere sorpassate. All’unica gara a cui sono arrivato secondo, è stato proprio quello che fino a un attimo prima era secondo a farsi da parte e lasciarmi passare. Poi sicuramente non è tutto rose e fiori. Esistono gare di Trail che sono diventati dei veri circo, ad esempio la lut a mio parere, ma ce ne sono tanti altri in cui respiri l’amore che ha l’organizzazione e i volontari per la montagna, e in cui vedi Corridori che si fermano a fare le foto al paesaggio. Poi come tutte le cose, Forse un giorno anche il Trail sarà fagocitato dall’egoismo umano e non sarà più quella bellezza e libertà che mi da oggi. Ma la colpa come sempre sarà dell’egoismo umano, è quello contamina come un virus qualsiasi attività in cui vede un beneficio economico.

32. “stanno soffocando le montagne.” I nuovi impianti di risalita stanno soffocando le montagne, corredati dagli esboschi e dagli immancabili bacini per la neve programmata: quelli sì che non si fermano mai. Per il resto un consiglio: prenditi una pausa dal blog, con i tuoi piagnistei stai rasentando la follia, poi quando torni rileggiti con calma, forse (ma ho molti dubbi in merito) ti renderai conto delle assurdità (volevo scrivere “stronzate” ma ma mi sono trattenuto) che scrivi.    

Io condivido pienamente la denuncia della deriva consumistica del mondo della montagna . Però alcuni interventi tradiscono l ‘antica hybris degli alpinisti , o meglio  l ‘ illusione di appartenere ad una eletta scelta di duri e puri 

@ 33 quando leggerai anche quello che gli altri dicono forse inizierai a capire. Dato che io ho seriamente da fare in questo periodo non ho altro tempo da perdere con chi si nasconde dietro espedienti dialettici orami triti e ritiro. Cuoci pure nel tuo brodo.

@ dialogo Gogna-Cassani. Ho riletto per scrupolo il cappellino di Gogna. Sarà che sono le 21,30 di una giornata molto faticosa sul fronte professionale, ma non ravviso minimamente errori strategici né passi falsi nelle righe di Gogna. Ha introdotto con giusta “asciutezza” il tema del giorno.

@16 contribuire con un.proprio pensiero non solo È legittimo, ma addirittura vivacizza il dibattito. L’errore metodologico in cui incappi tu, come molti altri, è nel personalizzare a polemica. Che rilevanza ha, sul.tems del giorno, quanto ti sto sulle palle come persona o se il mio stile espressivo non sia di tuo gradimento??? Nessuna.   L’impressione che date è che vi mancano validi motivi per controbattere sul piano dei contenuti e quindi ricorrete alla modalità “dagli all’untore”. Ma è gioco che non.porta grossi risultati. Guardate la campagna elettorale in corso: per settimane è stato detto “votare noi perché gli altri sono fascisti” e i sondaggi son continuati a  salire.. Idee ci vogliono, idee concrete, proposte operative, ipotesi di lavoro ecc. Non ti piace la mia posizione ideologica? Ci può stare. Allora controproponi: cosa faresti tu? Lasceresti inalterato il trend in essere trend che porterà o all’impratocabilita oggettiva delle montagne (danneggiate dall’abuso umano) o a “chiusure” imposte dalle autorità? Oppure hai idee, seppur diverse dalle mie proposte, per contenere/correggete/estinguere questo trend?   Il Circo Barnum è il centro del problema generale. Iniziamo da li: tu cosa proponi?

@22 entro nel merito, anche se devo ripetere, sinteticamente  quanto già da.md esposto mille volte, compresi diversi interventi e articoli su questo Blog.   Concetto generale: il Circo Barnum, costituito da mille “amenita’” quindi molte di più delle 3 qui riportate, è il centro nevralgico del cancro consumista che sta uccidendo le montagne. Detto cancro è molto più ampio e, purtroppo, molto pou esteso di queste stupide amenità. Ma le stupide amenità, almeno qui sulle nostre montagne, ne sono il centro nevralgico. Occorre estirpare l’intero cancro che sta uccidendo le montagna, ma, già che ci siamo  iniziamo a farlo partendo dal centro nevralgico  del Circo Barnum. Se vogliamo salvare le montagne, dobbiamo ripulirle col lanciafiamme da tutte queste cose che le stanno strangolando.   Gare di corsa: non è “correre in montagna” che da solo uccide le montagne. È tutto il circo che ruota intorno alle competizioni. Ovvero: tanti concorrenti ammassati in un unico posto, tanti accompagnatori, allenatori, massaggiatori ecc, e poi elicotteri, automezzi,  puzza di benzina, altoparlanti, maxischermi  classifiche, premiazioni, giri.di denaro… tutto ciò cosa c’entra con le montagne? Niente e siccome sono tante queste manifestazioni (comprese quelle in versione innevata – skialprace) stanno soffocando le montagne. Lo stesso per mille altre amenità che.costotuoscono il Circo Barnum. Da qualche parte dobbiamo iniziare a eliminare con il lanciafiamme le cose dannose per le montagne, sennò le montagne moriranno soffocate da ‘ste belinate. Poi, in un secondo o in un terzo o magari anche in un quarto momento  arriveremo anche alle “false” spedizioni himalayana (cioè quelle commerciali) e al problema dei rifiuti ai campi base degli Ottomila. Arriveremo anche lì d ripulitemo tutto, ma intanto partiamo dalle brutture nelle valli dietro casa.   Per quanto riguarda la miagopinione più approfondita sulle gare di corsa in montagna, ho già pubblicato un apposito articolo sul Blog, mi pare nel 2019. Rinvio alla diretta lettura di tale testo.   https://gognablog.sherpa-gate.com/tor-des-geants-2019/

@25 Cassani. Il mio 13 risponde e completa il commento 11. Preciso, doppiamente rispetto al Commento dell’articolo, che non “accuso” i si gli giornalisti (nella fattispecie Cassano e Chiara Todesco) di spender parole a favore delle iniziative descritte. Mi è chiaro che non le condividete ideologicamente. Ma vi affidano il pezzo e il lavoro sa da fa’.   Discorso diverso per il mondo mediatico nel suo insime. Mi estendo non solo oltre i confini del quotidiano torinese dove sono usciti i vs articoli, ma addirittura oltre i quotidiani tutti e abbeaccio ogni forma di media. Qui un certo coinvolgimento c’è. Lo riconosci anche tu nel tuo intervento diretto a Gogna. Non potete non trattare queste iniziative. Ci inzuppate il pane, perché questo è il trend generale che domina il mercato. I lettori “vogliono” queste cose e il sistema gliele propina. Il problema è che tale meccanismo non solo evita di educare i lettori in direzione di una montagna sana (ideologicamente sana intendo) ma addirittura accentua il meccanismo perverso. Molti fruitori dei media, infatti, manco sapevano dell’esistenza di questa o quella iniziativa e magari ci si fondano a pesce. Da questo ou ti di vista il sistema mediati è correo del Circo Barnum.

Molti anni fa, ahimè era il 1987, mi trovavo in Patagonia, precisamente in una baracca-bar vicina a El Calfate, punto di partenza per scalate ed escursioni nella Cordigliera. Io ero impegnato in un viaggio solitario di 6 mesi in giro per il Sudamerica. C’era un capanello di turisti-alpinisti-escursionisti, provenienti da tutto il mondo: europei, americani, giapponesi eccetera. Ad un certo punto ci si trovò a parlare della Patagonia, e qualcuno chiese: “Perché siete venuti proprio fin qui, voi che abitate dall’altra parte del mondo e avete percorso migliaia di chilometri? La risposta, abbastanza unanime, fu: “Perché qui non c’è niente”. Una risposta illuminante. E’ un po’ come quelli che vanno nel deserto, cercando il fascino potentissimo del vuoto e della solitudine, del silenzio. Non tutti amano il “troppo pieno”, i vuoti sono altrettanto importanti come nella musica: senza pause diventa rumore fastidioso. Nel 1994 ero di nuovo in Argentina, in Ushuaia, “a la fin del mundo” per un altro viaggio solitario di 4 mesi: la cittadina era cambiata parecchio rispetto a pochi anni prima, il turismo l’aveva trasformata. Quando passai davanti a un negozio di dischi che aveva messo in strada un altoparlante, c’erano dei ragazzotti con tratti somatici da indio che si agitavano alla musica di… Michael Jackson! Mi ricordai allora le parole del celebre musicologo americano, Alan Lomax, in una conferenza a Firenze: “Tra pochi anni ascolteremo tutti lo stesso tipo di musica”. La stessa cosa sta avvenendo col turismo: un modello unico di “sviluppo” planetario. Tutti fanno le stesse cose, tutti fanno vacanze uguali. Sulle Alpi, e non solo, sta accadendo precisamente questo. Consumati i territori di fondovalle, le attenzioni dei valorizzatori volgono alle alte quote.

E poi qual è la montagna che si vorrebbe ritrovare? Per salvaguardare gli alpeggi, che se sparirànno diventerà un ulteriore problema frequentare i sentieri dove non è stata brucata l erba, l Europa stanzia dei fondi che ogni stato distribuisce a modo proprio. Da noi si è giunti a dare 80€ per pecora E10 volte tanto per mucca portata in alpeggio al fine di salvare gli alpeggi. Risultato? Vengono da ogni parte per accaparrarsi gli alpeggi e pigliare i contributi, spesso e volentieri senza neppure portare gli animali in alpeggio. Questo per dire che la critica fatta a tavolino, quasi sempre da cittadini che qui non vivono, innesta soluzioni che a nulla servono per salvaguardare la montagna. Quindi attenzione a fare proposte, perché poi arriva il politico di turno che per accaparrarsi qualche consenso ti scrive una legge tipo quella sulla obbligo dell’ art a, con tanto di sanzioni.  

Sveglia all’alba per l’ultima giornata: alle 5.45 suona la sveglia, ci si mette in marcia verso la vetta dolomitica del Corno Bianco e qui si pratica il saluto al sole con colazione alpina. Poi a partire da mezzogiorno ci si gode un po’ di musica con concerti nel verde. Ma scherziamo?? Sarà che il giornalista deve fare cronaca e non valutazione ma questi articoli fanno solo male e diffondono un’offerta sbagliata, si dico sbagliata (poi qualcuno mi dice cosa significa la colazione alpina: io per colazione alpina conosco solo quella che non si fa quando parti per una salita perchè è notte fonda fa un freddo cane e non hai nemmeno un biscotto nello zaino). L’articolo elenca tutta una serie di attività che vengono offerte in montagna, molto diverse fra loro. Penso anche io che fra quelle citate, quelle reltive alla corsa in montagna siano le meno lontane dal territorio anche se il proliferare di gare e garette ovunque è ormai arrivato all’eccesso (prima esistevano solo  o quasi il Tor e UTMB che avevano anche un senso, ora si corre ovunque, campionati mondiali, un macello ma effettivamente l’impatto può essere accettabile). Ormai per le bici si scavano i sentieri per fare queste benedette piste da discesa, ormai il numero di bici in montagna è spaventoso, io (e non solo io) comincio ad essere un po’ infastidito quando su un normale sentiero ci sono ormai più bici che fili d’erba (so che mi attirerò le ire dei ciclisti). Ma per il resto? Colazione alpina, pranzi, concerti? Yoga (che in una certa area del mondo è une religione sacra, non un passatempo da mettere durante la giornata prima o dopo l’aperitivo)? Ma perchè? Dobbiamo dire chiaramente che siamo contro questo modo di frequentare la montragna perchè provoca solo maggior affollamento, maggior inquinamento. Dobbiamo dirlo chiaro e contrastarlo. Che i concerti se li facciano altrove che magari mi tocca ancora andare in dolomiti e sentire Giovanotti o chi per lui che canta. In agosto non hanno fatto latro che pubblicizzare i concerti in Dolomiti su un prato (non ricordo la località) per suonare Battiato ed altri: ma che lo lasciassero in pace quel prato. Per inciso io sono contrario ai concerti anche sulla spiaggia: abbiamo degli spazi (pochi) ancora di natura, lasciamoli in pace e cerchiamo di frequentarli con il massimo rispetto, possibilmente nel silenzio e senza lasciare traccia del nostro passaggio.    u

Io appartengo alla categoria degli ultra-trailers, ma non mi sento parte di un circo Barnum. Vado in montagna perchè ne sono innamorato, e frequentare i trails mi permette di fare sport nell’ambiente che preferisco. Devo sentirmi in colpa? Se mi metto il pettorale sono colpevole, se invece metto gli scarponi da sci-alpinismo divento innocente come un bambino? Il punto comune è il rispetto verso la montagna. Forse è necessario abbassare il livello di critica, accettando anche i punti di vista di chi la pensa diversamente. Forse non è sempre necessario essere pro o contro, qualche volta tertium est datum.

Mi pare vi sia sempre un errore di fondo nell’ approccio.  Perché si continua ad usare il termine alpinista parlando di turisti che hanno scelto la montagna come luogo di svago. Definiamo forse marinai tutte quelle persone che si accalcano sulle spiagge ?  In montagna si correva anche 60 anni fa , quando Il sig. Crovella e nato ( come me) Allora, come ora, la fisi regolava tali attività, oggi, in qualche occasione, e anche il CAI che fa da sponsor, come pure per le gare di arrampicata, che poco hanno a che vedere con la montagna, ma sono una derivazione moderna dell’ alpinismo. Ma cosa e che fa pensare che queste pratiche uccideranno la montagna? E di quale montagna si parla poi? Dei paesi? Delle vallate, dei pascoli dell’ alta quota?  Io son nato e vivo in montagna, e posso dirle che l unico danno dell’ andare in montagna in massa e il disagio che si crea agli abitanti locali, specie da noi, in alta Bergamasca dove la gente non vive di turismo come in Dolomiti, e si trova a fronteggiare il caos del fine settimana. Ma senza questa orda vacanziera, come nel periodo covid, anche quei pochi che lavorano col turismo sono destinati a chiudere.      

Per Carlo Crovella (13): Crovella, ohibò. Nel suo commento contenuto nel post di Alessandro scrive: «Sia chiaro. I giornalisti, autori degli articoli, non hanno nessuna responsabilità ideologica». Dopo di che, nel suo commento n.13, si contraddice dicendo che «la mia affermazione va riferita in modo esplicito alle persone fisiche autrici dei pezzi». Se ha qualcosa da obiettare sui miei articoli, considerato che siamo colleghi di penna, mi chiami pure. Spiegarsi di persona è sempre la cosa migliore, e anche la più corretta. Un saluto e viva la montagna

Per Alessandro Gogna (22). Caro Alessandro, mi sa che stavolta hai toppato sì.. Innanzitutto a non avermene parlato prima di persona – visto che siamo colleghi – ma ad esserti affidato a un laconico post sul tuo blog. Quanto al resto, ne parleremo di persona alla prima occasione, magari di fronte a una birra! Offro io. Un saluto

——— INDOVINA INDOVINELLO ———   Quiz per i forumisti: chi incomincia spesso i suoi commenti con un bel «Come al solito non hai capito niente»?

12. Come al solito non rispondi mai nel merito, ma vivi nel tuo mondo utopico che ritieni essere l’unico valido per tutta l’umanità. Alla conta dei fatti si misurano i danni che queste attività procurano alla montagna. Quali danni, per esempio, procurerebbe una gara di trail running tanto da uccidere la montagna? Le tue sono parole vuote e prive di senso, senza una vera argomentazione,  tutto ciò che ti infastidisce va eliminato punto e basta. Alla fine mi chiedo e chiedo a Gogna per quanto tempo dobbiamo sopportare questo insistere nel propinarci le fantasie di Crovella. Mi pare che nel blog ci siano interventi di ben altro spessore ed interesse, senza fare nomi; credo sarebbe più costruttivo, anche a livello di dibattito, leggere qualcosa di loro.

Per Max Cassani (14). Caro Max, grazie del tuo intervento. So bene quali siano le tue posizioni personali, e le rispetto. Ma, anzitutto, una precisazione: anche io penso, come Crovella, che chi è giornalista deve fare il suo mestiere e dare contezza di tutto ciò che succede. E, ovviamente, a lui non va ascritto alcun comportamento riprovevole, anzi. Semplicemente non ho ribadito questo concetto nel cappellino iniziale perché sapevo che l’avrebbe poi affermato Crovella alla fine. Forse ho sbagliato…

Quanto alle differenze di pensiero e all’accettazione delle posizioni altrui, sfondi una porta aperta. Se segui un po’ il mio blog, o se lo esplori anche solo per pochi minuti, scoprirai quante (ma quante!) volte lascio spazio a posizioni che non condivido neppure parzialmente, ma che riconosco hanno una loro validità e possono essere utili per formarsi un’opinione ragionata.

Personalmente non ce l’ho affatto con chi pedala, cammina, medita. Basta che non si usino motori in montagna, va tutto benissimo. Non ritengo che l’alpinismo sia la migliore o più nobile forma di frequentazione della montagna, anzi: sai quante volte ho ferocemente criticato aspetti davvero deleteri dell’attività alpinistica. Io sostengo però che oggi le iniziative nel campo della montagna sono presentate quasi tutte in ottica di consumismo e di superficiale edonismo, alle quali da anni cerco di oppormi, in genere senza successo. Ho abbandonato la mia attività di pr turistica proprio perché non riuscivo più a sopportare quel linguaggio che mi si richiedeva. Può essere successo che in questo processo qualche volta mi sia lasciato un po’ andare, la povertà di queste proposte mi deprime. Forse, nel mio cappellino, è successo proprio questo. Ma lo lascio dove sta, a conferma che anche io posso sbagliare (ammesso e non concesso…). Un caro saluto.

18. Bravo Lorenzo. Sull’andar per monti metto 5 pallini alla prima unità di misura e 1 o 2 alla seconda. Per la 3° e 4° forse San Francesco.

Non ho capito. Il gotha dell’alpinismo che porta inevitabilmente molti, sfigati e non, sul sentiero dell’emulazione non fa parte anch’esso del Circo Barnum? A me pare che il più pulito c’ha la rogna. Si può anche dire che la massa sta’ sui coglioni senza necessariamente sbandierare posizioni ideologiche incosistenti e soluzioni da due soldi. Si può anche dichiarare una posizione di stampo lobbysta senza nascondersi dietro a un paravento. Non c’è nulla di male, anzi, almeno viva la sincerità.

Quattro sono le unità si misura: . se stessi – egoismo . il sociale – politiche . l’umanità – l’amore . il cosmo – l’energia   Aggiungi corrispondenze. Vota la tua.

Le persone fisiche che pubblicizzano un’attività negativa sono responsabili almeno quanto quelli che la praticano. E culturalmente più perniciosi, perché ne aumentano l’impatto. E’ semplice logica applicata…      

Crovella i mie commenti non sono rivolti a te. E’ ovvio che ormai non puoi più uscire dalla tua maschera e non mi interessa minimamente come continui a dipingerti. I mie commenti, che ogni tanto mi spingo a fare (controvoglia), sono solo per testimoniare che ci sono persone che ragionano in modo diverso dal tuo. Altrimenti tutto lo spazio sarebbe saturo dei soli tuoi sproloqui e qualcuno potrebbe pensare che siano la norma……che poi è un po’ l’obiettivo che quelli come te si danno.

Tutto sommato basta fare quello che cipiace e ci da soddisfazione. Se poi i Crovella di turno e ancora di più i Merlo e i Cominetti e altri puri o impuri protestano, non importa assolutamente certo non cambio il mio modo di agire e fare per ciò che dicono loro. Mi entra da una parte e mi esce dall’altra. Io adoro sciare in pista e vado dove ci sono più impianti, nuovi e comodi che mi fanno sciare di più. Se a loro non piace, pazienza, tanto nel mondo odierno non hanno nessuna voce in capitolo. La montagna non è nè loro nè solo come piace a loro, è di tutti e ognuno ci va con il proprio scopo e per il proprio piacere.

Ciao Alessandro, grazie intanto di aver dato visibilità sul tuo blog ad articoli di montagna de La Stampa. Quando al merito della questione che poni – se sia questa la montagna che desideriamo: ovvero quella delle corse in montagna, delle gare di mountain-bike, della meditazione in quota e di quello che definisci il “Circo Barnum” –, ebbene no: personalmente non è questa la montagna che desidero, come peraltro ho avuto modo in più occasioni di scrivere anche su La Stampa (più sotto trovi qualche link). Ma vedi Alessandro, oggi la montagna è anche questa. E un quotidiano (a differenza di un blog) ha il dovere di dare notizie. Non di “promuovere” o “vendere” un approccio alla montagna come spregiativamente scrivi tu: semplicemente di raccontare quello che accade, come ha scritto nel commento anche Carlo Crovella. E oggi in montagna, volenti o nolenti, questi eventi non solo si moltiplicano, ma “tirano” e creano indotto per le terre alte. Dunque l’errore, per un quotidiano, sarebbe se mai non parlarne.   Piuttosto, se posso permettermi, è il tuo approccio a essere pregiudizievole e integralista. Io, più modestamente, credo che esistano tanti modi di vivere la montagna. Ciascuno sceglie quello che preferisce: arrampicando come fai tu, oppure camminando, correndo, pedalando o anche meditando, perché no? O pensi forse che i veri depositari della montagna siano solo gli alpinisti duri e puri? Sinceramente a me sembra un approccio sterile e anche un po’ arrogante, che alla fine non porta da nessuna parte. Un po’ come la diatriba, trita e ritrita, tra “pistaioli” e freeriders. Credo che nel piccolo – e litigiosissimo – mondo della montagna ci voglia un po’ più di umiltà e di rispetto per gli altri. Perché non sempre, e non per forza, il proprio modo di pensare è l’unico giusto. Anzi, spesso è il contrario.   https://www.lastampa.it/montagna/turismo/2020/12/01/news/l-insostenibile-centralita-dello-sci-il-covid-ci-insegna-che-va-ripensato-il-modello-turistico-1.39605770/ https://www.lastampa.it/montagna/turismo/2021/04/24/news/dall-elicottero-all-ossigeno-allo-sci-senza-neve-la-montagna-a-tutti-i-costi-1.40192658/    

@11 la mia affermazione va riferita in modo esplicito alle persone fisiche autrici dei pezzi. Ovvio che il mondo mediatico nel suo complesso è correo del Circo Barnum, anzi ne fa parte, è l’altra metà dei fenomeni citati…

@9 Come al solito non hai capito niente. E’ il “clima” da Circo Barnum che uccide la montagna. E’ una questione di mentalità e quindi di gente che frequenta le montagne con la mentalità “consumistica”. Se interessati a salvare la montagna dal trend che la sta uccidendo, dobbiamo debellare, per prima cosa, il Circo Barnum. Poi c’è anche il resto, dai mega condomini anni ’70 ai mega rifiuti al campo base degli Ottomila… Piano piano, tutto verrà ripulito

Direi che accomunare mindfulness, yoga, trail-running e down-hill non ha molto senso, se non come attività che c’entrano da nulla a molto poco con la montagna come tale. Quello che non mi piace è il modello che usa queste attività per promuovere un aumento della frequentazione della montagna, che diventa pervasivo e alla lunga sostitutivo delle attività propriamente alpine. E perciò diventa inquinante.   Anche per questo una cosa mi pare assolutamente sbagliata nel commento di Crovella: “Sia chiaro. I giornalisti, autori degli articoli, non hanno nessuna responsabilità ideologica” In realtà sono proprio i giornalisti, intesi come sistema di comunicazione, a essere tra i principali responsabili di tutto ciò, motore funzionale di questo modello di questo sviluppo e sfruttamento. E lo sanno benissimo, tant’é che nel gergo redazionale questo genere di articolo viene chiamato “pompino”!

@1-4-7 Poiché il tema del giorno è il “Circo Barnum”, l’interpretazione corretta è quella di Paolo Maggi (omonimo di uno storico custode del rifugio III Alpini in Valle Stretta – Bardonecchia… chissà se c’è correlazione).   Per frequentare la montagna al fine di meditare, rilassarsi, ripulirsi dalla scorie dello stress cittadino, c’è proprio bisogno di partecipare ad un’iniziativa commerciale? Non è sufficiente andare da soli a camminare in un bosco?   Per correre in montagna, anche di notte, occorre per forza partecipare ad una gara organizzata? Non è sufficiente farlo per conto proprio. No, perché partecipare a queste, come ad altre iniziative “commerciali”, fa figo, o cmq fa molto più figo che fare quattro passi da solo in un bosco.   Direi che le gare downhill non hanno bisogno di commenti: basta guardare le “righe” indelebili che questa attività demenziale (gare o non gare) lascia nei prati delle nostre montagne. Sono ferite insanabili.   Il problema è che il Circo Barnum (composta da queste amenità come da mille altre, estive o invernali) è un ulteriore tassello in più che “uccide” la montagna.   Se non ci contrapponiamo al trend che sta uccidendo la montagna, non faremo altro che assecondarlo (vedi odierno commento 44 all’articolo su intervista a Moro).   Quanto allo stile di espressione, ognuno ha il suo. Sono 61 anni che vivo, penso e e mi esprimo così. Ho già ricordato che sono noto per essere un panzer inarrestabile, sia nel lavoro che in famiglia, e poi con gli amici e nei mille ambienti diversi che frequento per i miei più svariati interessi (politici, culturali, civici, letterari. sportivi…). A ripetere che ti sto antipatico cosa pensi di ottenere? Semmai pesto ancor più marcatamente, altro che attenuare/addolcire. In ogni caso, non sei certo né il primo né l’ultimo individuo a cui sto sulle palle: la schiera è lunghissima, ma pensi forse che ho mai modificato anche solo di un millimetro il mio modo di essere, di pensare e di esprimermi? No, non è mai successo.   Però, chissà perché, quando c’è da risolvere un problema, da trovare soluzioni, da elaborare proposte, da affrontare situazioni scabrose… alla fine chiamano Crovella. Dal lavoro alla famiglia, dalle organizzazioni sportive a quelle culturali e civiche o politiche (locali), chi vien messo in prima linea? Crovella. Se, per poter fare tutto quello che mi piace e farlo come mi piace, il prezzo che devo pagare è quello di esser antipatico a te (e a quelli come te), sta tranquillo che è un prezzo che pago con enorme entusiasmo. Fattene una ragione.

Pratico da una vita alpinismo, arrampicata sportiva e trail running (con tutte le varianti ultra, Sky, ecc). Di certo, tra queste tre attività, il trail è di gran lunga la meno impattante sull’ambiente, gare comprese, altro che uccidere la montagna. Si rivolga, Crovella, a chi in questi anni ha lasciato tonnellate di rifiuti nel circo Barnum dell’Himalaya, e quelli sono alpinisti.

Da “La libertà di andare dove voglio” a fate solo quello che piace a me è un attimo.

@ Paolo 4 Vedi Paolo c’è una bella differenza fra la tua esposizione del tuo punto di vista e quanto scritto da Crovella. Personalmente vivo la vita di tutti i giorni, e quindi anche il rapporto con la montagna, in modo piuttosto solitario. Posso quindi concordare con molti dei concetti che Crovella esprime, ma sono distante anni luce dal suo modo di comunicare e penso che sia addirittura controproducente. Il primo appartamento nel quale ho vissuto era in una casa colonica composta da viarie unità abitative. Il mio vicino di casa aveva un modo di vivere e di vedere le cose abbastanza diverso dal mio ma avevo capito che, secondo i miei parametri ovviamente, era una di fondo una brava persona. Relazionandomi con lui ho capito che prenderlo di petto su certi argomenti non serviva a niente, portava solo allo scontro. Viceversa se con calma spigavo e argomentavo i motivi del mio dissenso, magari non subito…ma dopo alcuni giorni, il suo atteggiaento su certe cose cambiava e teneva conto di quanto da em espresso. Dire a chi pratica una disciplina sportiva, quale è il trail running, che è un essere che vaga di notte nei boschi senza sapere il perchè, direi che è quantomeno una offesa gratuita che non serve a niente e non porta da nessuna parte. Nessuno sport di per se’ ha un senso se lo si guarda con questi occhi. E come qualcuno ha già detto, sicuramente nemmeno l’alpinismo o lo sci alpinismo hanno di per se’ un senso, se visti così.  Non è che gli alpinisti hanno il diritto di decidere come e da chi possa essere fruita la montagna. Sono un fenomeno recentissimo anche loro. Allora i vecchi cercatori di cristalli cosa dovrebbero dire? Ribadisco che, essendo in tanti, dobbiamo cercare di comprenere meglio anche l’altro e instaurare un dialogo, pur difendendo le proprie idee. Come sono leciti i raduni nei campeggi organizzati da Gogna, dove si parla di alpinismo, è giusto lo siano anche quelli dove si parla di yoga o simili. Ed è controproducente  parlare a spron battuto di patentini, tracciamenti e cose simili….perchè il continuare a sbandierare tale spauracchio alla fine legittimerà qualche a normatore a renderlo un fatto concreto, come ormai ben sappiamo. Ecco il perchè della mia prima risposta, che senza fretta confermo.  

Certe manifestazioni,  che siano” culturali “, sportive o di nuova natura come yoga musica e meditazione sono semplicemente il nuovo che avanza , salutiamo e facciamo passare… Che piaccia o meno la ” piu’ montagna per tutti ad ogni costo “va vista anche come una forma  terapeutica curativa per un diffuso e moderno benessere ed agiatezza che offre si tempo libero a iosa ma anche rovesci di medaglia e quindi senza scrupoli applica la logica e lo schema del tornaconto nel fare e proporre attività senza la bella e generosa  parola gratuito. Detto questo ognuno può liberamente scegliere ciò a cui vuole partecipare oppure stare al margine a schifarsene beatamente. Credo che  la montagna e la vita in essa sia uno dei rari posti dove si vede molto chiaramente e velocemente il cambio di passo dato dal relativo progresso nel corso dei secoli. Per molte generazioni campare tra i monti era una vita congelata da poche novità…riserve boschive e poco piu’ delle tante case regnanti…una vita quella dei poveri quasi un castigo dato dall’isolamento …dalle distanze da tutto e tutti… Se qualche in qualche zona or ora appare qualche tenda a striscia bicolore da circo come dice Carlo Crovella anche se non si ama  l ambiente circense bisogna pensare a quanto antica sia questa forma di spettacolo…e quanto piaccia a grandi e piccini.

E’ il solito distinguo tra VIAGGIATORE e TURISTA, c’è chi ha voglia di scoprire da se’ e chi non ha fantasia e preferisce farsi condurre….  

Rispondo al commento di Simone Di Natale. Forse si è lasciato prendere dalla velocità di commentare e non ha avuto il tempo di comprendere a fondo il commento di Carlo Crovella. Quando menziona la gente che va a meditare credo si riferisca ad un evento creato ad arte, ovvero non ci medita realmente nessuno, si deve seguire un percorso e fare determinate cose già preparate per tutti, anche belle e gradevoli certamente. Vado in montagna da una vita e certo ci sono andato anche a meditare o rilassarmi, non solo per arrampicare, sciare, scalare o altro; sia  per i fatti miei che con gli amici quando ritenevo servissero. Non perché c’era un evento e dovevo esserci. Lo stesso per le gare. Io vado in montagna perché mi piace, se dovessi seguire le gare sul posto, perderei un giorno da dedicare a me stesso ed alla montagna, solo per guardare altri. Etc. Certo questa è la mia filosofia, non necessariamente quella di tutti. Credo che qui Carlo non voglia discutere della libertà personale di scelta su come godere della montagna, ognuno con scopi e ritmi suoi ma se vogliamo una montagna: degli sponsor, degli eventi organizzati a tutto spiano, della vita organizzata da altri, tutti intruppati in un’unica direzione o se la vogliamo più leggera, più libera dal tutto organizzato, tutto preparato, tutto massificato e tutto all’insegna dello spettacolo stile grande fratello, in cui se non partecipi, secondo un certo format, non solo non ti puoi divertire ma non sei nessuno. Questo continuo volerci essere, perché si deve, con tutto: sbancato, arato, preparato, spianato, organizzato, all’insegna della natura libera che però tanto libera non è più, per poi tornare a casa e lasciare dietro di noi una montagna mercificata, oppure andare e fare per se stessi, da soli o con gli amici, senza il continuo “doverci essere”, come si può e vuole, secondo le capacità di ognuno, cercando se stessi e non il parere degli altri od il selfie dell’io c’ero. E con questo non nego a nessuno di volerci andare a: meditare, sciare, correre, pedalare o altro. Solo chiedersi, lo facciamo perché è moda e dobbiamo o perché cerchiamo la nostra pace o la nostra avventura speciale, senza spinte o richieste di altri per trasformare tutto nel circo del divertimento forzato? Credo sia questa la domanda, o almeno è quello che ho percepito. Non vedo arroganza nella domanda di Carlo.

Il primo trafiletto però è davvero allucinante, proprio una vaccata commerciale pazzesca piena di paroloni tipo “esperenziale”, “foresta aumentata” .

 Mi pare  fuorviante  auto-annoverarsi tra i ‘veri alpinisti’ che hanno titolo ad esprimere condanne e veti, il rapporto di forza pende 100 a 1  dalla parte della modernita’ e se questa modernita’ non piace dovremo cambiare valle perche’ la vedo durissima  scalfire la alleanza tra popolazioni locali- media e nuovi adepti della filosofia del consumo-spettacolo . Anche noi abbiamo consumato le montagne , e se ieri una fila di chiodi in Lavaredo  era un danno accettabile (?) oggi i solchi delle bici da discesa sono molto piu’ visibili ed impattanti e ci paiono giustamente uno scempio.  Alla fine siamo fruitori anche noi, e’  il nostro metodo che sta perdendo , troppa gente, esigenze elevate , poco territorio, vince il business. 

La cosa piú importante sarebbe avere piú rispetto per gli altri e smettere di credere che il proprio limitato modo di pensare e di vivere sia il solo “giusto”. Quel ” gente che ci va meditare….altri che corrono anche in piena notte, vagando come ossessi alla ricerca di qualcosa che non sanno neppure loro cosa sia…” giá rivelano la pochezza e l’ arroganza del commentatore. Soprattutto creano i presupposti per la mancanza di un dialogo e portano immediatamente a creare una sterile contrapposizione. Inutile come al solito.   

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