Il nostro volto sembra simpatico o antipatico agli altri? Un computer adesso ce lo può dire in anticipo- Corriere.it

2022-05-29 02:58:23 By : Ms. Suri Yu

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Un algoritmo di Intelligenza Artificiale, semplicemente analizzando una nostra foto, può svelare in anticipo cosa penseranno di noi gli altri quando ci guarderanno. Bello, ma attenti alle manipolazioni

Che ne direste se poteste sapere in anticipo se il vostro volto risulterà simpatico o antipatico alle persone che vi guarderanno per la prima volta? O se ispirerete fiducia e affidabilità? Pensiamo a un colloquio di lavoro. Sarebbe un bel vantaggio no? Ebbene, c’è una ricerca condotta dallo Stevens Institute of Technology nel New Jersey in collaborazione con le università di Princeton e Chicago, che ha sviluppato un algoritmo di intelligenza artificiale in grado di fare proprio questo tipo di previsioni semplicemente analizzando una fotografia. Per riuscire nello scopo i ricercatori si sono basati su una tipica abilità umana (ma anche sui pregiudizi che abbiamo) e hanno cercato di replicarla in un computer: la capacità di ricavare in un istante una serie di informazioni su un soggetto , senza neanche interagire con esso ma semplicemente guardandolo . Per noi è una cosa istintiva che mettiamo in atto in ogni momento della giornata senza neanche pensarci o rendercene conto. Ma per un computer, un algoritmo, è tutt’altra cosa che richiede uno specifico addestramento e potenza di calcolo.

Come si addestra una rete neurale

Quando due persone si incontrano, istantaneamente e istintivamente si squadrano a vicenda formulando giudizi su tutto: l’età, l’intelligenza, lo status sociale, la sensazione di affidabilità, il grado di simpatia (o antipatia) e tutto basandosi esclusivamente sull’aspetto fisico e i lineamenti del volto. Queste prime impressioni, per quanto possano essere imprecise o superficiali, sono anche estremamente potenti, perché spesso finiscono per condizionare le nostre relazioni e possono influenzare le nostre interazioni, che si tratti di assumere una persona o condannarla in un processo. Questo processo di osservazione-analisi-categorizzazione che per noi umani è così istintivo, per un computer deve essere appreso attraverso una quantità di esempi. Un vero e proprio addestramento dell’algoritmo a riconoscere una situazione quando ci si trova davanti e a reagire in maniera appropriata, confrontandola con quanto ha immagazzinato in memoria. A questo scopo, i ricercatori hanno chiesto a migliaia di persone di dare la loro prima impressione su oltre 1.000 foto di volti generati al computer e di classificarle secondo determinati criteri tipo: quanto sembrassero intelligenti, religiosi, affidabili, simpatici e così via. A loro volta, queste risposte, hanno costituito il database per addestrare una rete neurale a formulare giudizi istantanei sulle persone, analizzando esclusivamente le fotografie dei loro volti.

I volti usati nello studio per valutare il giudizio sulle loro caratteristiche. Credit: PNAS

Quando l’immagine è tutto

Ma il metodo utilizzato ha fornito anche altre interessanti informazioni come, ad esempio, quali sono gli stereotipi (bias) culturali e cognitivi che le persone proiettano sugli altri dopo averne guardato il viso. Ecco allora, che l’algoritmo sviluppato diventa uno strumento in grado di fare previsioni anche su quali sarebbero gli stereotipi di cui potremmo cadere vittima. I ricercatori hanno scoperto che molte delle previsioni fatte dall’algoritmo corrispondono a comuni comportamenti umani. Per esempio, le persone che sorridono tendono a essere viste come più affidabili o simpatiche, mentre chi porta gli occhiali viene spesso visto come più intelligente. In altri casi, invece, è stato più difficile capire perché l’algoritmo abbia attribuito una particolare qualità a una persona. Questo dimostra che occorre lavorare ancora molto per affinare questa tecnologia. Ciò che è importante, però, come spiega Jordan Suchow (scienziato cognitivo ed esperto di intelligenza artificiale, tra gli autori dello studio) è che «l’algoritmo può aiutarci a capire come siamo visti , permettendoci di fare delle scelte su come presentarsi». Questa capacità, apparentemente innocua, in realtà può costituire un problema se usata dalle persone sbagliate in contesti (e per fini) particolarmente delicati come, ad esempio, la manipolazione del consenso politico.

Il rischio della manipolazione è dietro l’angolo

Già normalmente alcune persone tendono a curare con estrema attenzione la propria immagine pubblica, per esempio condividendo solo le foto in cui appaiono più intelligenti, sicure o attraenti. In questi casi l’algoritmo potrebbe essere utilizzato per supportare e rafforzare questa pratica, con rischi non indifferenti. Non è difficile immaginare un candidato politico privo di scrupoli che utilizzi l’algoritmo non solo per alterare in maniera sottile le proprie foto così da apparire più affidabile, ma anche per far sembrare gli avversari poco intelligenti o addirittura sospetti. Il rischio è che facendo leva sui bias cognitivi delle persone che guarderanno quelle immagini si riesca a manipolarne l’opinione . Il pericolo che questo algoritmo possa essere utilizzato per fini distorti sono più che concreti al punto che, per salvaguardare questa tecnologia, il gruppo che l’ha sviluppata ha anche depositato un apposito brevetto e sta creando una startup per concedere in licenza l’algoritmo solo per scopi etici e approvati in precedenza .

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